Il ricercatore Davide Ascoli ci spiega perché l’Australia brucia: “È un sintomo del cambiamento climatico”

L’esperto Davide Ascolti racconta quali sono state le cause principali del propagarsi degli incendi che stanno devastando l’Australia e cosa dovremmo fare per impedire che un fenomeno del genere si ripeta in futuro.
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Sara Del Dot 10 Gennaio 2020

Gli incendi in Australia si sono sempre verificati e la natura negli anni ha saputo adattarsi e farvi fronte nel modo più efficace. Quello che negli ultimi mesi ha colpito il continente, però, è un fenomeno anomalo, anche sintomo dei cambiamenti climatici in corso.

È ciò che ci ha spiegato Davide Ascoli, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università degli studi di Torino, che abbiamo intervistato per indagare le cause, le conseguenze e le implicazioni degli incendi che stanno devastando le foreste australiane.

“La particolarità di questa annata 2019-2020 è che a partire dall’agosto 2019 gli incendi hanno continuato a bruciare in modo ininterrotto e si è creata un’emergenza climatica.” Ha spiegato il ricercatore. Le cause di questo disastro sono da ricercarsi nell’eccessiva siccità che ha colpito la vegetazione e nella vegetazione stessa, particolarmente infiammabile.

A questo si aggiunge l’intervento umano che, come nel caso del canguro morto carbonizzato a causa di una rete metallica che gli ha impedito la fuga la cui immagine ha fatto il giro del mondo, spesso modifica il territorio impedendo alla fauna di resistere alle fiamme.

“È un sistema complesso per il quale servono strategie complesse. L’uomo deve ritrovare il proprio equilibrio con la natura. E questo può essere fatto attraverso l’educazione ambientale, ma anche e soprattutto con un’efficace pianificazione urbanistica che inserisca le città all’interno degli spazi in modo complementare e non distruttivo, tramite un ripensamento dei materiali utilizzati per costruire le case e gestendo in modo strategico le zone caratterizzate da una vegetazione infiammabile.”