
In Italia torna a far parlare di sé il virus West Nile (o virus del Nilo Occidentale), trasmesso all’essere umano attraverso le punture di zanzare infette. L’infezione può risultare innocua o provocare disturbi come febbre, cefalea, nausea e affaticamento. Tuttavia, in forme più gravi, può portare a complicanze neurologiche serie come l’encefalite, che può avere esiti fatali.
Nel 2025 il virus è stato individuato in diverse regioni italiane: in Campania sono stati confermati 8 contagi, mentre nel Lazio si sono verificati 7 casi nel mese di luglio, tra cui il decesso di una donna di 82 anni a Fondi, in provincia di Latina.
La circolazione virale è stata segnalata anche in Sardegna, Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, territori già interessati da focolai negli anni scorsi. L’infettivologo Matteo Bassetti, intervenuto con un video su Instagram, ha ricordato che il virus è presente da tempo nel nostro Paese: “Occorre proteggersi dalle punture usando repellenti, zanzariere e dispositivi elettrici – ha spiegato il direttore del reparto di Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova –. Oggi se ne discute perché c’è stato un decesso, ma è da 15 anni che il virus rappresenta un problema per l’Italia”.
Il virus West Nile provoca un’infezione che nella maggior parte dei casi (circa l’80%) non dà sintomi visibili. Il restante 20% può avvertire disturbi lievi e simili a quelli di un’influenza, come:
Questi sintomi compaiono di solito tra i 2 e i 14 giorni dopo la puntura di una zanzara infetta (generalmente del genere Culex) e tendono a sparire spontaneamente nel giro di qualche giorno. Tuttavia, anziani, immunocompromessi o persone con malattie croniche (es. diabete, ipertensione) possono sviluppare forme cliniche più gravi.
Le complicazioni più serie si manifestano in meno dell’1% dei casi e includono febbre elevata, forti dolori alla testa, debolezza, confusione, tremori, disturbi visivi, torpore fino a paralisi o coma. In circa 1 caso su 1000, si può sviluppare una encefalite, una condizione potenzialmente letale.
Dall’inizio dell’anno, i contagi umani sono stati segnalati in:
Oltre agli esseri umani, il virus è stato individuato anche in insetti e animali. Le attività di sorveglianza sanitaria su zanzare, uccelli selvatici e cavalli hanno confermato la presenza del virus in diverse province: Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Torino, Pavia, Lodi, Cremona, Mantova, Venezia, Rovigo, Padova e Oristano. Le informazioni derivano dal rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità del 17 luglio 2025.
Il virus è stato scoperto in Italia nel 1998, ma solo a partire dal 2008 è stato riscontrato regolarmente in zanzare, uccelli, cavalli e persone nella zona del fiume Po. Dal 2018 in poi, i focolai si sono intensificati e il numero di contagi è aumentato in modo costante.
A favorire la diffusione del virus ci sono vari fattori ambientali, come l’aumento delle temperature e la presenza di acque stagnanti, condizioni ideali per la proliferazione delle zanzare.
Le raccomandazioni sanitarie includono:
Negli ultimi anni, l’Italia è diventata uno dei Paesi europei più coinvolti dalla circolazione del virus West Nile, che viene considerato endemico in ben 15 regioni, tra cui:
Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna.
Nel 2024, sono stati registrati 460 contagi umani, 272 dei quali in forma neuro-invasiva, e 20 decessi