Il segreto per restare giovani, combattere malattie e migliorare la qualità di vita? Potrebbe arrivare dalla medicina spaziale

Studiare e monitorare i cambiamenti a cui sono esposti i corpi degli astronauti a zero gravità possono contribuire a migliorare la nostra comprensione della fisiologia umana e a sviluppare una medicina sempre più personalizzata in grado di migliorare la salute di chi resta con i piedi sulla Terra.
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Kevin Ben Alì Zinati 14 Settembre 2023
* ultima modifica il 14/09/2023

Questa volta, il viaggio è al contrario. Sì perché è dallo spazio che potrebbe arrivare il segreto per combattere l’invecchiamento a cui siamo destinati sulla Terra.

Quando gli astronauti galleggiano senza gravità a migliaia di chilometri dal nostro Pianeta, vanno incontro a una serie di modificazioni fisiologiche che di fatto accelerano il processo di decadimento fisico.

Sto parlando di cambiamenti che solitamente si verificano in 10-20 anni di vita in condizioni normali e che nello spazio invece arrivano in anticipo, portandosi dietro effetti dannosi per gli occhi, il cuore, il Dna e il metabolismo.

L'assenza di gravità e la produzione di radicali liberi che caratterizzano gli astronauti, inoltre, possono determinare anche numerosi altri disturbi al corpo umano.

Monitorare le conseguenze fisiche dell’esposizione all’ambiente spaziale, che come puoi immaginare è un ambiente ostile, non è solo indispensabile per tutelare gli astronauti stessi ma rappresenta un laboratorio ricco di preziose informazioni anche per la salute di chi resta con i piedi sulla Terra.

Lo studio dei cambiamenti a cui sono esposti i corpi degli astronauti che galleggiano a zero gravità contribuiranno a migliorare la nostra comprensione della fisiologia umana. In poche parole, potrebbero aiutarci a restare un po’ più giovani.

Di questo (e molto altro) si è discusso in occasione del convegno “Costruire una civiltà nello spazio” organizzato a Firenze con Fondazione Internazionale Menarini, Nasa e Fgsm.

"Chi viaggia nello spazio affronta due principali sfide: microgravità e stress ossidativo, vale a dire un aumento dei radicali liberi a un livello tale da compromettere la capacità antiossidativa della cellula e provocare danni al Dna – ha spiegato Michael A. Schmidt, Ad e direttore scientifico di Sovaris Aerospace – In risposta a tutto ciò, la fisiologia umana cambia per adattarsi e il risultato è una forte accelerazione dell'invecchiamento anche di decenni”.

Secondo Schmidt, lo stress ossidativo derivato dalle radiazioni ionizzanti che penetrano in migliaia di cellule a dosi elevate, è in grado di alterare la funzione dei mitocondri, unità di produzione di energia della cellula, e di conseguenza il metabolismo di carboidrati e lipidi. “Inoltre, danneggia il Dna, modifica l'espressione dei geni e altera la lunghezza dei telomeri, i cappucci che proteggono i cromosomi dalla degradazione e che influiscono sulla longevità”. 

La microgravità poi eliminerebbe l’impatto del carico sulle ossa e sui muscoli determinando una perdita di massa ossea. L’esperto ha poi aggiunto che l’assenza di gravità favorirebbe una ridistribuzione dei fluidi verso la parte superiore del corpo aumentando così il rischio di trombosi e problemi alla vista.

Per compensare questi cambiamenti il cuore comincerebbe a funzionare in modo diverso, perdendo contrattilità. Il ventricolo sinistro tenderebbe poi a diventare più piccolo e le pareti delle arterie a irrigidirsi.

La medicina spaziale tuttavia sta cercando e trovando soluzioni per fronteggiare questi problemi attraverso trattamenti sempre più personalizzati, con farmaci, attività fisica e dieta tarate sul profilo molecolare del singolo individuo. Soluzioni che contribuiscono in maniera decisiva anche allo sviluppo della medicina personalizzata “terrestre”.

Nelle parole di Marianne Legato, presidente del convegno: “La ricerca spaziale ci sta fornendo nuovi strumenti per realizzare interventi personalizzati in tema di alimentazione, attività fisica e farmaci in modo da prevenire le disabilità e l’analisi della capacità degli esseri umani di adattarsi a situazioni estreme di stress, sta ampliando anche le nostre conoscenze sulla neuroplasticità e sui meccanismi che il sistema nervoso impiega per mantenere l'equilibrio di fronte alle sfide uniche dello spazio”. 

Allo studio ci sarebbero poi programmi di intelligenza artificiale per le diagnosi precoci, biopsie liquide che con un solo prelievo di sangue per individuare vari tipi di tumore e sistemi di telemedicina sempre più avanzati: tutte tecnologie studiate per gli astronauti ma estremamente promettenti anche qui.

Fonte | Fondazione Internazionale Menarini

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