Il turismo in Antartide esiste, ma uno studio ti spiega perché non dovresti andarci 

È un luogo sempre più gettonato per i turisti che vogliono visitare la famosa terra dei pinguini, ma uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature communications evidenzia i rischi ambientali dovuti alle tratte delle navi e degli aerei. Ne abbiamo parlato con Roberta Mecozzi, a capo del servizio di protezione ambientale dell’Unità tecnica Antartide dell’ENEA.
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Francesco Castagna 23 Marzo 2022
In collaborazione con Roberta Mecozzi A capo del servizio di protezione ambientale dell’Unità tecnica Antartide dell’ENEA

Sicuramente ti sarà capitato di vedere in un film o un documentario la terra madre dei pinguini, stiamo parlando proprio dell’Antartide: il luogo meno inquinato e popolato al mondo. La primavera porta nuove ambizioni turistiche e aspettative sempre più alte; il Polo Nord è una meta già sdoganata e ora, con l’arrivo della stagione primaverile, i tour operator tornano a organizzare i viaggi al Polo Sud.

Le attività di ricerca in Antartide

Nel continente si svolgono già ricerche condotte dai Programmi antartici nazionali: per l’Italia c’è il Programma nazionale di ricerche in Antartide finanziato dal Ministero dell’Università e Ricerca. Sul plateau antartico, dove le condizioni ambientali sono le più estreme, alcune stazioni conducono la loro attività di ricerca in maniera permanente: la stazione italo-francese Concordia, la base russa Vostok e la statunitense Amundsen-Scott. Studi fondamentali, quelli condotti in Antartide,  perché riguardano il clima, lo sviluppo del continente e quello dei mari.

Qui gli scienziati analizzano il ghiaccio, estraendo le cosiddette “carote di ghiaccio”: campioni che servono ai ricercatori per studiare il cambiamento climatico; grazie all’analisi delle bollicine d’aria intrappolate nel ghiaccio riescono a studiare com’era prima la composizione dell’aria. Tra basi e campi di ricerca si contano  69 strutture di diverse nazioni; situate a sud dei 60° di latitudine Sud, devono rispondere ai criteri stabiliti dal Trattato Antartico per la tutela della flora, la fauna e dell’habitat preesistente.

Il turismo in Antartide

Per molto tempo questo posto di scienza e di cooperazione non è stato preso in considerazione come luogo da visitare. Prendono il via da qualche anno, invece, i viaggi in Antartide, un’avventura lussuosa. L’associazione nazionale dei tour operator dell’Antartide (IAATO) stima che il numero di persone che hanno scelto questa meta è di 74.000mila dal 2019 al 2020, il 32% in più del periodo di tempo che va dal 2018 al 2019. Il turismo è sempre più massiccio e costante, ciò significa che l’Antartide è esposto ad un maggior impatto ambientale.

Lo studio su Nature communications

Per arrivare in Antartide, i tour operator trasportano i visitatori con navi e aerei, che rilasciano sostanze nocive per l’ambiente: tra queste c’è il nero di carbonio, ovvero polveri finissime di carboni. Il nero di carbonio o “nerofumo” è dannoso soprattutto in questo territorio, perché scurisce la neve presente e ne accelera i tempi di scioglimento.

Secondo un recente studio pubblicato su Nature Communications la situazione è da tenere sotto controllo: i risultati mostrano come le concentrazioni di black carbon siano quasi tutte sopra la media del 3ng/g, che è il valore standard della percentuale di “nerofumo” che solitamente si registra nel suolo antartico. I valori hanno superato questa soglia e ora sono simili a quelli riscontrati nei campioni raccolti in Groenlandia, che ha un altro tipo di traffico.

Lo studio è stato condotto su campioni di neve estratti da 28 siti, scelti volutamente lontani dai luoghi dove è presente l’attività umana. Le ricerche sono state realizzate su un territorio di 2.000 km, dalla punta settentrionale dell’Antartide alle montagne meridionali di Ellsworth.

Cosa significa? Che il rilascio di combustibili fossili contribuisce al cambiamento climatico. Quindi? Mentre pensi di visitare uno dei posti più utili e belli al mondo, il rischio, e allo stesso tempo il paradosso, potrebbe essere quello di contribuire tu stesso all’innalzamento del livello del mare e all’erosione delle coste del tuo Paese.

L'albedo 

L’aumento di combustibili fossili e biomassa in Antartide minaccia l’albedo: la capacità di un oggetto o di una superficie di assorbire il calore. Più il nero di carbonio compromette l’albedo della neve, più questa è sottoposta a rischio scioglimento, che a lungo termine riguarda anche te.

Il parere della ricercatrice ENEA

Per capire meglio l’impatto ambientale dovuto alle attività svolte in Antartide abbiamo sentito Roberta Mecozzi, a capo del servizio di protezione ambientale dell’Unità tecnica Antartide dell’ENEA. “Un ricercatore ha un impatto sull’ambiente maggiore di quello di un turista, visto che normalmente rimane più tempo sul territorio e necessita di un adeguato supporto logistico per lavorare. È l’importanza dei risultati scientifici ottenuti dalle missioni che lo può rendere accettabile” spiega la ricercatrice Mecozzi.

"Un argomento di grande attualità in Antartide è l'aumento del rischio di importazione di specie non originarie del luogo"

Per cercare di limitare il più possibile l’influenza sul territorio, dovuta all’attività dei ricercatori e del personale logistico, il team dell’Unità Tecnica Antartide ha iniziato una serie di interventi mirati ad ampliare l’apporto di energia alla Stazione da fonti rinnovabili oltre che ad aumentare il risparmio energetico. Il primo impianto eolico italiano nella base Zucchelli,  è composto da 3 generatori eolici che sfruttano i forti venti per fornire energia alternativa. “Oltre ai residui dei combustibili fossili, un argomento di grande attualità in Antartide è l'aumento del rischio di importazione di specie non originarie del luogo, ad esempio molluschi o crostacei trasportati dalle navi” – conclude la ricercatrice.

Sebbene la presenza di black carbon non sia dovuta soltanto ai viaggi di ricerca o per turismo, e le navi turistiche rispettino degli standard stabiliti dal trattato antartico, è bene dire che c’è un motivo per cui queste zone per anni sono rimaste inesplorate: l’importanza e la tutela della ricerca scientifica. Se infatti nessuna attività dell’uomo è priva di impatto ambientale, bisogna distinguere fermamente tra inquinamento dovuto alle attività di ricerca, che possiamo giustificare eticamente per ottenere informazioni importanti sul clima, e inquinamento turistico: potenziale minaccia al già delicato ecosistema antartico.