Il “Whatever it takes” di Lula alla Cop27: bisogna fare qualsiasi cosa per salvare la foresta amazzonica

Cosa ha detto il neo presidente Lula alla Cop27, davanti a una platea di delegati internazionali che aspettava il suo discorso con curiosità? Stop alla deforestazione, un Ministero per i popoli indigeni e un Trattato di cooperazione amazzonica.
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Francesco Castagna 16 Novembre 2022

Si è tenuto oggi il discorso del presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva, in occasione della Cop27 di Sharm el-Sheikh, in Egitto. Il suo arrivo è stato accolto calorosamente dalla maggior parte della platea presente, il che è anche un segnale verso chi ha appena vinto le elezioni presidenziali nel proprio Paese, ma soprattutto per un cambio di rotta sulle tematiche ambientali dopo quattro anni di isolamento.

Nel suo programma elettorale aveva annunciato un significativo cambio di rotta per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici: tutela dei popoli indigeni, riforestazione, stop alla legge sul marco temporàl e alla legge 191, che dava più libertà a chi estrae oro e altri minerali. "Il Brasile è tornato, dopo quattro anni di isolamento", ha detto il presidente Lula, nel suo discorso ai delegati delle Nazioni Unite, promettendo una forte lotta alla deforestazione e un Ministero dei popoli indigeni.

Si apre su un punto importante il discorso di Lula, tutto politico: la sua elezione è un argine "all'avanzata dell'estrema destra autoritaria e antidemocratica e del negazionismo climatico nel mondo".

In secondo luogo, ha voluto riconfermare gli impegni portati avanti nei suoi governi precedenti, fino a quando il mondo non ha assistito alla vittoria di Jair Bolsonaro. Per Lula tra il 2004 e il 2012 il tasso di deforestazione della foresta amazzonica è sceso dell'83%, anche i dati confermano quanto riportato dal neo presidente brasiliano. Allo stesso modo, ha smentito l'idea che abbandonare tale attività porti a una decrescita economica, perché sotto il suo governo -dice- il PIL è cresciuto del 75%.

"Il Brasile è tornato", su questa frase Lula insiste fortemente, quasi per svegliare l'audience internazionale da quello che fino a poco tempo fa sembrava impossibile. Ed ecco la promessa che assomiglia molto al "Whatever it takes" del nostro precedente presidente del Consiglio Mario Draghi: "Non risparmieremo alcuno sforzo per dimezzare la deforestazione e il degrado dei nostri biomi entro il 2030, proprio come più di 130 Paesi si sono impegnati a fare quando hanno firmato la Dichiarazione dei leader di Glasgow sulle foreste. Per questo motivo, voglio approfittare di questa Conferenza per annunciare che la lotta al cambiamento climatico avrà il più alto profilo nella struttura del mio governo. Daremo priorità alla lotta contro la deforestazione in tutti i nostri biomi. Nei primi tre anni dell'attuale governo, la deforestazione in Amazzonia è aumentata del 73%", ha detto Lula.

Ma in che modo? Attraverso due proposte, che verranno presentate il prossimo anno, quando la sua presidenza diventerà realmente operativa:

  • La prima proposta è l'organizzazione del vertice dei Paesi membri del Trattato di cooperazione amazzonica. In questo modo il neo presidente vuole riunire tutti gli Stati interessati dalla foresta amazzonica: Brasile, Bolivia, Colombia, Ecuador, Guyana, Perù, Suriname e Venezuela. Lo scopo è che questi Paesi possano, per la prima volta, discutere in modo "della promozione dello sviluppo integrato della regione, con inclusione sociale e responsabilità climatica".
  • La seconda iniziativa proposta è che il Brasile di ospiti la COP 30 nel 2025, per parlare di cambiamento climatico, in accordo con gli impegni concordati a Parigi per decarbonizzare ogni ambito dell'economia globale.