Il Wood Wide Web: il network sotterraneo che mette le piante in comunicazione tra di loro

Scoperto nel 1990 da Suzanne Simard, il Wood Wide Web esattamente come immagini internet: un’infrastruttura infinitamente complessa che, però, corre nel sottosuolo e ingloba le piante in un continuo sistema di comunicazione e scambio di acqua, nutrienti e informazioni.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Kevin Ben Alì Zinati 24 Agosto 2022

Il tronco, i rami, le foglie proiettate verso il cielo. Il cuore pulsante di una pianta però non sta lì in alto come potresti pensare, ma nel terreno. Sottoterra. Mi riferisco a quel groviglio di radici, funghi e microrganismi che la scienza ha ribattezzato Wood Wide Web.

Non sbagli, l’assonanza non è causale. Proprio come il World Wide Web, la rete internet che connette miliardi di persone sul Pianeta, il Wood Wide Web è un’infrastruttura infinitamente complessa che corre nel sottosuolo e unisce tra loro le piante all’interno di un continuo sistema di comunicazione e scambio di acqua, nutrienti e informazioni.

Una rete di condivisione e cooperazione senza cui il mondo naturale probabilmente non sopravviverebbe.

La “mamma” del Wood Wide Web risponde al nome di Suzanne Simard. La scienziata canadese ha dedicato molti anni allo studio dell’interazione tra alberi e piante appartenenti a un ecosistema e nel 1990 portò a termine un esperimento rivoluzionario.

Esponendo delle betulle ad alte concentrazioni di anidride carbonica marcata con un isotopo radioattivo allo scopo di seguirne e tracciarne il percorso, Suzanne Simard scoprì che a due anni di distanza la sostanza radioattiva era stata effettivamente trasferita agli alberi vicini.

Un po’ come pacchetto preso e condiviso tra i membri di una stessa comunità.

Da allora gli studi si sono concentrati sulle modalità di comunicazione all’interno delle “comunità” di alberi, osservando in modo inequivocabile che le piante sono in grado di trasferire tra loro anche di altri nutrienti come l’azoto, il fosforo e l’acqua.

Con l’aiuto di Suzanne Simard, la scienza nel tempo ha fotografato una vera e propria rete di comunicazione sotterranea che dalle piante più anziane, dette “madri”, arriva a quelle più giovani.

Insieme alle piante, l’altro grande attore protagonista all’interno del Wood Wide Web sono i funghi. Unendosi in modo simbiotico con un albero (detto micorizza), i funghi funzionano come le autostrade per il trasporto di acqua, minerali e altre sostanze chimiche.

Ecco quindi cos’è il Wood Wide Web: un network antico più di 500 milioni di anni che ingloba un numero enorme di alberi e piante di specie diverse in una fitta infrastruttura di economia sotterranea fatta di scambio, condivisione e interazione.

Una rete in grado di vivere e funzionare anche in totale autonomia rispetto alla pianta. Una recente ricerca italiana, infatti, è riuscita a dimostrare che la vita del Wood Wide Web è “disaccoppiata” da quella di una pianta. Anche 5 mesi dopo la rimozione della parte aerea di un albero, infatti, il network resta attivo e in grado di stabilire nuove simbiosi e connessioni con altre piante.

Al interno del Wood Wide Web, la comunicazione parte dalle piante più antiche, ribattezzate “madri” o “hub”. Queste sono in grado di nutrire i “figli” più giovani attraverso le ife dei funghi, cioè quei filamenti che costituiscono il suo corpo sotterraneo.

Sfruttando la loro capillarità, inviano loro acqua, carbonio, azoto, zuccheri e altre sostanze nutritive che le piante più giovani sfruttano per crescere e svilupparsi. Insieme a tutto un pacchetto di informazioni chimiche, di “segreti” necessari alla propria sopravvivenza.

Le piante più antiche, infatti, “insegnano a distanza” a quelle più giovani per esempio come adattarsi ai diversi climi. Allo stesso modo di una vera rete di comunicazione, molto spesso il Wood Wide Web diventa una rete di difesa: in caso di attacco da parte di parassiti e agenti infestanti, le piante sono in grado di “parlarsi” condividendo il pericolo e contribuendo a far sì che ciascuna sia pronta ad innescare una risposta rapida ed efficace.

Già come succede per internet, anche il Wood Wide Web ha il suo lato oscuro. Ci sono piante, cioè, che naturalmente – e quindi non in modo maligno – sfruttano questa rete di comunicazione solo a proprio uso e consumo incidendo negativamente sulla vita delle altre.

Le orchidee, per esempio, rubano le energie e le sostanze nutritive da altre piante mentre il noce nero è potenzialmente in grado di inviare sostanze tossiche attraverso questa rete così da distruggere le piante avversarie.

Riflettendo sulle potenzialità del Wood Wide Web, la scrittrice Emma Marris in una review pubblicata sulla rivista Nature scriveva che, in effetti, serve un intero “villaggio” per far crescere un albero.

Serve in sostanza un ecosistema sotterraneo fatto di scambi di nutrimenti e conoscenze che permetta alle piante di crescere e sopravvivere resistendo agli attacchi dell’ambiente circostante o, per esempio, anche alle conseguenze più devastanti dei cambiamenti climatici cui stiamo assistendo oggi.

La scoperta della Wood Wide Web ha ribaltato la narrativa scientifica rimasta per anni predominante secondo cui la competizione è la forza primaria che modella la natura. Non serve competere quanto collaborare.

E se ci pensi, il Wood Wide Web porta con sé un un messaggio che dovremmo ricordarci un po’ più spesso, oggi più che mai vista la crisi climatica, le guerre, le disuguaglianze sociali sempre più marcate: le piante vivono e sopravvivono insieme. Come una comunità. Esattamente come succede (o dovrebbe succedere) nella società umana.