Il Wwf lancia l’allarme: la crisi climatica sta distruggendo i raccolti italiani

Il 2021 è l’anno nero dell’agricoltura italiana, secondo un recente report diffuso dall’organizzazione ambientalista in occasione della giornata mondiale dell’alimentazione (lo scorso 16 ottobre), a causa degli eventi meteorologici estremi in continuo aumento.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Gianluca Cedolin 25 Ottobre 2021

Nel decennio che la Fao, l'organizzazione dell'Onu per l'alimentazione e l'agricoltura, dedica alla nutrizione, quello dal 2016 al 2025, il 2021 è celebrato come l'anno internazionale della frutta. Purtroppo, però, c'è ben poco da festeggiare: come si legge nel nuovo report del Wwf Effetto clima – l'anno nero dell'agricoltura italiana, nel 2021 in Italia più di un frutto su quattro è andato perduto a causa di eventi climatici estremi e non prevedibili come le gelate, la siccità, le grandinate, le alluvioni.

È una situazione insostenibile per i produttori, che avrà ripercussioni anche su tutti noi consumatori, perché ci saranno degli aumenti nei prezzi di frutta e verdura, e perché alcuni prodotti agroalimentari potrebbero avere scarsa disponibilità nei mercati locali. A cascata, questo danno si ripercuote anche sull'ambiente, già devastato dagli eventi climatici estremi: la frutta e la verdura sono infatti spesso alla base delle diete più sostenibili.

Nel complesso, le catastrofi climatiche sono costate al comparto agricolo italiano circa 14 miliardi di euro negli ultimi 10 anni, rivela il Wwf. Nel 2021 sono già stati 1.500 circa gli eventi estremi, +65% rispetto agli anni precedenti tra nubifragi, alluvioni, trombe d’aria, grandinate e ondate di caldo: è superfluo dire che sono tutti effetto della crisi climatica da noi provocata.

Il risultato sulle colture è in alcuni casi davvero deleterio. Le pere e le pesche sono tra i frutti più danneggiati, si legge nel report. Le prime hanno visto un calo del 69% rispetto alla produzione media dei cinque anni precedenti, le seconde del 48%. Non va meglio alla frutta a guscio: nel Lazio, per esempio, a causa delle gelate tardive è andato perduto in media il 70% della produzione di nocciole.

Il riso ha visto un calo del 10%, un dato da non sottovalutare, considerato che siamo i primi produttori in Europa (oltre il 50% del riso europeo proviene dalle nostre risaie). Discorso simile per il vino, che ha perso il 9% e di cui siamo primi produttori a livello mondiale addirittura. I numeri sono davvero drammatici per il miele, arrivato a perdere il 95% rispetto all'anno precedente.

In tutto, il settore della frutta ha registrato un calo medio del 27% nel 2021: vuol dire che un frutto su quattro è andato perduto rispetto all'anno scorso, principalmente per gli eventi climatici estremi. "La crisi climatica, con i suoi molteplici effetti, sta minacciando la capacità produttiva dei sistemi agricoli a livello globale, compromettendo la loro capacità di nutrire adeguatamente l’umanità", ha detto a margine del report Eva Alessi, la responsabile sostenibilità del Wwf Italia.

"È necessario affrontare questo cambiamento in maniera coerente e coordinata. I nostri comportamenti a tavola e fuori sono determinanti, non possiamo più ignorare il nostro ruolo all’interno del sistema globale". Tutto questo mentre la produzione di cibo stessa è, per i suoi metodi spesso insostenibili, tra i principali artefici della crisi climatica, visto che il sistema alimentare contribuisce per circa il 37% alle emissioni di gas serra. Un circolo vizioso da scardinare al più presto.