Anche nel 2024 le Isole Faroe (Fær Øer) sono teatro della celebrazione del Grindadràp, ovvero la tradizionale caccia legalizzata di balene e delfini. Ogni anno si stima che circa 1000 tra balene e delfini vengano brutalmente uccisi per un solo scopo: procurare il cibo ai residenti. Le scene però sono macabre e quando inizia la caccia e il conseguente massacro le acque del mare si tingono di rosso sangue.
La domanda sorge spontanea: "Com'è possibile che non esista una legge che vieti l'abbattimento di balene e delfini e perché nessuno ferma il Grindadrap?
Il motivo è che le Fær Øer, pur essendo controllate dalla Danimarca per quel che riguarda le politiche di difesa e gli affari esteri, non fanno parte dell'Unione Europea e di conseguenza non sono obbligate a rispettarne la legislazione europea, che invece in base alla Direttiva Habitat del 1992 vieta proprio la cattura e l'uccisione di tutte le specie di cetacei, all'interno però dell'UE.
Il Grindadràp è un'antica tradizione praticata sin dal 1584 nell'arcipelago danese, territorio autonomo della Danimarca nel Mare del Nord. I cacciatori circondano le balene pilota e i delfini, che vengono poi spinti fino a una spiaggia certificata per consentire la macellazione. Lì li uccidono con lance e machete e poi distribuiscono il ricavato alla comunità locale. È giusto ricordare comunque che le balene pilota, son una specie non considerata in pericolo. C'è da sottolineare però che l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura sottolinea la mancanza di dati accurati e aggiornati sullo stato di questa specie nell'Atlantico settentrionale.
A livello internazionale, a fronte di alcune voci favorevoli, sono in molti a criticare il Grindadràp, tra tutti l'organizzazione "Sea Sheperd"dedita alla difesa e alla conservazione delle risorse e della fauna marina. Ricordiamo che il suo fondatore Paul Watson attualmente è in custodia cautelare in Groellandia.
I sostenitori del Grindadràp ritengono che si tratti di un modo sostenibile di ottenere cibo dalla natura senza mettere in pericolo la specie, oltre a rappresentare una parte importante dell‘identità culturale del popolo.
Chi la critica, invece, ritiene che questa caccia sia crudele, selvaggia e non necessaria in un mondo globalizzato con accesso al mercato. Per i gruppi di attivisti, infatti, questa pratica non è altro che un "massacro disorganizzato".
Se da un lato ci si aggrappa alla tradizione e all'identità culturale per continuare a portare avanti questa caccia, dall'altro si fa notare che l‘unica causa che potrebbe indurre i faroesi a cessarla sarebbe la preoccupazione per la salute, dato che recenti studi hanno dimostrato che le balene pilota contengono alti livelli di mercurio, componente chimico che può essere dannoso per l'uomo. Infatti la comunità isolana ha già ridotto il consumo e ha raccomandato alle donne incinte di non mangiare il prodotto.
Una proposta di risoluzione, è arrivata a maggio 2024 dall'europarlamentare e membro della Commissione per la pesca e l'agricoltura del Parlamento Europeo Francisco Guerreiro. Il suo scopo è quello di fermare questa strage di cetacei anche a costo di bloccare i finanziamenti UE destinati alle Isole Faroe.
Nello specifico, Guerreiro, con il sostegno di diverse associazioni ambientaliste ha chiesto che le Isole Faroe si conformino agli standard internazionali per la caccia ai cetacei e ha proposto la riapertura dei negoziati sugli accordi commerciali tra l’UE e il governo danese. Il fine è sospendere le importazioni di prodotti ittici dalle Faroe fino a quando non cesserà di esistere la brutale e ormai desueta tradizione della Grindadrap.
La proposta prevedeva anche l’obbligo di specificare, sulle etichette dei prodotti ittici provenienti dalle Faroe, l'origine della merce, così da garantire ai consumatori tutte le informazioni necessarie per fare acquisti consapevoli.
Ancora però nulla è cambiato e a inizio settembre 2024 sono tornati i cacciatori a massacrare centinaia di globacefali.