In Ecuador la popolazione spinta dalla sua leader indigena Nemonte Nenquimo vuole fermare le trivellazioni imposte dal Presidente

Il popolo indigeno degli Waorani fa un appello a tutti i cittadini dell’Ecuador e alle istituzioni internazionali per fermare definitivamente le trivellazioni e la ricerca di combustibili fossili nel parco di Yasunì.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Mattia Giangaspero 18 Giugno 2024

Una storia ormai lunga 12 anni. Era il 2012 quando in Ecuador iniziarono le prime consultazioni governative per procedere con le trivellazioni nei parchi nazionali, alla ricerca del petrolio. Da allora ebbe inizio una lotta tra popoli indigeni supportati da tutti i cittadini dell'Ecuador e istituzioni che puntavano a una deforestazione massiccia e distruzione degli habitat per trivellare le terre degli stessi indigeni.

Il primo capitolo si chiuse nel 2019, quando, in una battaglia legale la Corte dell'Ecuador aveva stabilito che il governo non avrebbe potuto procedere con le trivellazioni a discapito del popolo chiamato "Waorani".

Nonostante una prima vittoria, nel 2023, sempre il popolo degli Waorani ha indetto un referendum con il quale si chiedeva di vietare l'esplorazione petrolifera nel parco nazionale di Yasuní.  Circa il 59% dei votanti che ha scelto di porre fine alle operazioni petrolifere nei campi del parco individuati, ovvero Ishpingo, Tambococha e Tiputini.

Subito dopo un'altra vittoria il governo ecuadoriano aveva 365 giorni lavorativi per conformarsi al risultato del referendum, che includeva anche un requisito per la bonifica ambientale. I giorni adesso sono passati e nulla è stato accettato o fatto.

Il nuovo Presidente ecuadoriano Daniel Noboa, nonostante le due grandi sconfitte una legale e una popolare, che avevano legittimato il potere, almeno sul tema delle trivellazioni, del suo predecessore Guillermo Lasso, non si è dato per vinto e vuole ancora procedere. 

Per fermarlo definitivamente è scesa in campo la leader del popolo Waorani, Nemonte Nenquimo che ha lanciato un motto:

"Voglio che le persone si svegliano"

Con la foresta pluviale che funge da cuore pulsante della loro cultura, i Waorani sono pronti a dare battaglia per proteggere la loro terra e il loro modo di vivere. La loro ricchezza non è nel petrolio, ma nella foresta stessa, viva e ricca di culture, religioni e soprattutto biodiversità vegetale e animale.

Infatti la lotta dei Waorani non è solo legale ma anche culturale. Essi chiedono al presidente Noboa di mantenere le sue promesse elettorali, fermare immediatamente le trivellazioni a Yasuní e firmare il trattato di non proliferazione dei combustibili fossili. La loro determinazione è chiara: se Noboa non rispetterà la volontà del popolo, i Waorani sono pronti a combattere ancora una volta.

L'appello della leader degli Waorani alle istituzioni internazionale è proprio il simbolo di una determinazione del popolo di voler fermare a tutti i costi la ricerca dei combustibili fossili e di far riconoscere i luoghi che si vogliono distruggere non come ecosistemi nazionali, ma mondiali.