In Giappone riapre a settembre la caccia ai delfini: per gli animalisti è “finanziata dai delfinari”

Anche quest’anno riparte a Taiji, in Giappone, la contestatissima caccia ai delfini. Tra settembre e marzo numerosi esemplari verranno uccisi per alimentare il mercato della carne ma moltissimi altri – denunciano gli animalisti – sarebbero risparmiati per finire in acquari e delfinari all’estero.
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Martina Alfieri 31 Agosto 2022

I delfini sono animali dall’intelligenza straordinaria, amatissimi dall’uomo e per questo sempre più rispettati e tutelati. In alcuni Paesi, però, la caccia al delfino continua a essere una pratica legale e diffusa, percepita come parte della cultura locale. Vale anche per il Giappone, e in particolare per la città di Taiji, dove da settembre riaprirà la stagione della caccia, per concludersi, dopo sei mesi, a marzo 2023.

Nella città costiera di Taiji si svolge ogni anno una vera e propria mattanza di delfini, tra le polemiche degli animalisti di tutto il mondo che cercano di fermare quella che è ormai ritenuta una barbarie senza giustificazioni. Secondo l’organizzazione Pro Wildlife, in prima linea nel denunciare il massacro dei delfini, la polizia sarebbe già pronta a Taiji per contrastare le manifestazioni volte a tutelare i cetacei.

Mercoledì ricomincia la stagione della caccia ai delfini in Giappone. I massacri di centinaia di delfini sono stati a lungo finanziati dai delfinari, che acquistano senza scrupoli i rifornimenti di animali selvatici… La Cina acquista di gran lunga il maggior numero di delfini, seguita dalla Russia”, scrive su Facebook l’organizzazione Pro Wildlife.

Sempre secondo l’organizzazione le esportazioni di delfini vivi, di cui fanno parte gli esemplari più giovani e più sani selezionati proprio durante le battute di caccia, a partire dal 2000 sarebbero fortemente aumentate. In soli 20 anni il Giappone ne avrebbe venduti all’estero almeno 1400: la maggior parte sarebbero finiti negli acquari di Cina e Russia. Il commercio della carne di delfino, invece, starebbe attraversando una fase di declino.

"In Giappone, le battute di caccia ai delfini non sono più finanziate dalla vendita di carne di delfino, ma da una richiesta senza scrupoli da parte dei delfinari", spiega in un comunicato l'esperta di Pro Wildlife Sandra Altherr. "I delfinari che acquistano questi animali, come chiunque acquisti un biglietto per andarci, finanziano direttamente il raccapricciante massacro di innumerevoli animali".

Il Giappone purtroppo non è l’unico Paese che tollera ancora le mattanze di animali marini: l’esempio peggiore, e più noto, è quello delle isole Faroe, dove ogni anno centinaia di cetacei perdono la vita durante la Grindadrap.