In Trentino è morta l’orsa F43 a causa di una trappola. Vitturi (LAV): “In 20 anni la Provincia di Trento non ha imparato nulla”

Il caso della morte dell’orsa F43 è l’ultimo di una serie di eventi in Trentino che riguardano il maltrattamento degli animali e l’incapacità della Provincia di gestire la popolazione degli orsi nell’area. Ne abbiamo parlato con Massimo Vitturi, responsabile animali selvatici della LAV.
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Francesco Castagna 6 Settembre 2022

Nella Val di Concei la scorsa notte l'orsa F43 è deceduta per via della posizione assunta nella trappola tubo nel momento in cui è stata anestetizzata per la sostituzione di un radiocollare che portava dal luglio del 2021. In passato il rapporto con gli orsi non è sempre stato facile in Trentino, alcuni li definiscono animali "problematici", e spesso le richieste delle associazioni ambientaliste vengono ignorate.

L'orsa F43 era stata dotata di un sistema di controllo a distanza del genere perché, secondo la guardia forestale, insieme a suo fratello M62 sarebbe responsabile di un terzo dei danni da orso nella zona. Ma, come ricorda Massimo Vitturi della LAV, l'orso non è problematico di per sé, semplicemente l'orso si comporta da orso.

L'equipe veterinaria ha tentato diverse manovre di rianimazione, inutilmente purtroppo. L'orsa non ha resistito a causa della volontà da parte della Provincia di Trento di monitorare in modo intensivo soggetti ritenuti problematici, per cercare di modificarne il comportamento. Ma il problema sta proprio nella volontà di voler addomesticare questi animali, perché, per l'appunto, potrebbe comportare incidenti come la tragica morte dell'orsa F43.

A tal proposito, la LAV da diversi anni aveva condotto una campagna per sensibilizzare le persone proprio su questi due esemplari, chiedendo innanzitutto alla Provincia la sostituzione dei cassonetti, "prima, vera, causa dell’avvicinamento degli orsi alle aree urbane".

Il radiocollare infatti è stato applicato proprio per via di una decisione della Provincia di Trento, che aveva deciso che i comportamenti naturali dell'orso (come la ricerca del cibo) avrebbero comportato la cattura e l'applicazione di questo strumento di controllo.

L'associazione scrive inoltre che dal momento in cui l'orso viene trovato ad assumere comportamenti "problematici" la Provincia è autorizzata a mettere in campo due tentativi dissuasori, o con le pallottole di gomma o con l'intervento di cani da orso. Questo, pensa, anche in assenza di episodi di aggressione o minaccia all'uomo. Dopo questi due tentativi la Provincia è inoltre autorizzata a procedere con l'uccisione, entro un anno dal primo episodio critico.

Abbiamo sentito Massimo Vitturi, Responsabile Animali Selvatici della LAV, per approfondire meglio la gestione degli orsi da parte della Provincia.

Vitturi, come è possibile che sia successa una cosa del genere?

Purtroppo catturare gli orsi è qualcosa di rischioso, comporta una serie di interventi che terminano la sedazione dell'animale, basta che la dose sia errata e c'è il grosso rischio che l'animale muoia. Questo avviene perché gli stessi veterinari, che devono preparare la dose di narcotico, si basano su una valutazione a distanza dell'animale, sia del peso che del suo stato di salute. Quando devono determinare quanto principio attivo utilizzare lo fanno basandosi su stime che ovviamente non possono essere delle valutazioni strumentali, lo si fa a occhio.

Questo per dire che c'è sempre il rischio di sbagliare una dose e quindi di poterne determinare la morte, perché la dose è eccessiva. A volte addirittura potrebbe succedere che la dose sia limitata e quindi l'animale per stress reagisca male e incominci a scappare, come è successo anni fa per un orso che poi è finito in un lago ed è morto affogato. Per quanto riguarda F43 sembra strano che non siano riusciti a recuperare questo stato critico e fa un palio con ciò che è successo con Daniza, sedata con un narcotico che le ha generato delle reazioni tali che il veterinario non è riuscito a curarla, ecco perché morì.

Qui sembra che ci troviamo nelle stesse condizioni, da una parte la Provincia nulla ha imparato rispetto alla gestione degli animali e delle criticità in cui si possono trovare gli orsi nel momento della cattura. Negli anni ha fatto altre catture nel corso degli anni che non hanno avuto riscontri negativi, qui però la situazione non sono riusciti a gestirla.

Da quanto vi occupate della storia di F43?

Noi stiamo seguendo da anni la storia di F43 e di M62 (il fratello) e posso dire che, ancora una volta, emergono le inefficienze delle amministrazioni che si sono susseguite negli anni. L'orsa era già stata catturata e monitorata da tempo, alcuni provvedimenti emessi dalla Provincia sono stati ritirati grazie alle nostre azioni legali, ma c'è da dire che un orso non diventa confidente a caso. Se un animale del genere diventa confidente lo fa perché è l'uomo che glielo consente creando delle condizioni.

Per decenni in quell'area non sono mai stati sostituiti i cassonetti per evitare l'avvicinamento da parte degli orsi. La Provincia ha incominciato solo l'anno scorso, il problema è che sono in ritardo di 20 anni -se non di più- perché il progetto di reintroduzione degli orsi in Trentino si è svolto nei primi anni 2000 (a cavallo tra il '99 e il 2000). In quel momento andavano cambiati i cassonetti per sostituirli con quelli anti-sfondamento. Ora un orso anche con dei cassonetti nuovi continuerà ad andare a cercare cibo in quelle zone, perché ormai è abituato. Ancora una volta quello che emerge sono le responsabilità umane di una mala gestione.

E per quanto riguarda i sistemi di protezione e di educazione degli orsi?

Questa è una cosa che riguarda il Ministero dell'Interno e non la Provincia. Noi avevamo chiesto la possibilità di poter utilizzare degli spray al peperoncino a distanza, ma il Ministero li considera ancora come un'arma e perciò è in corso ancora tutto un iter autorizzativo. Tra l'altro lo spray al peperoncino metterebbe in collegamento diretto il comportamento sbagliato dell'orso con la reazione urticante, educandolo a non comportarsi più in determinato modo. Per le palline di gomma invece, l'orso percepisce la reazione ore dopo e non associa quel dolore al suo comportamento.

Quali saranno le prossime mosse della LAV?

Lo scorso weekend si è conclusa un'attività in collaborazione con il Parco Adamello Brenta con i volontari della LAV e ha raggiunto circa 10mila cittadini, ai quali abbiamo dato le informazioni necessarie per sapere come comportarsi sui territori dove vivono anche gli orsi. Tra queste informazioni ci sono: la gestione dei rifiuti; del proprio cane; cosa fare se si entra in contatto con un orso; non uscire dal sentiero; avere comportamenti rispettosi della natura. Comportamenti virtuosi che servono a evitare degli incidenti, primo fra tutti il riportare sempre a valle i propri rifiuti.