La dinamite per la pesca di massa è una pratica illegale che distrugge la biodiversità, ma molti Paesi la usano ancora

Nonostante l’utilizzo di esplosivi per scopi ittici sia vietato, in Sri Lanka il “blast fishing” continua a essere una pratica diffusa, che danneggia gravemente gli ecosistemi marini: oltre a causare la morte di migliaia di pesci, distrugge le barriere coralline e le piante acquatiche.
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Martina Alfieri 8 Settembre 2023

Il “blast fishing” è una pratica di pesca brutale e distruttiva che permette, in poco tempo, di catturare con facilità migliaia pesci. Proprio per il suo impatto devastante sugli ecosistemi, il blast fishing – anche detto fish bombing – è illegale. Nonostante ciò in diversi paesi, tra cui lo Sri Lanka, è ancora largamente diffuso.

Dopo le battute di blast fishing, l’oceano si tinge di sangue e viene ricoperto di carcasse di pesci, vittime delle esplosioni sottomarine. È lo scenario che descrive al quotidiano britannico The Guardian un pescatore di un villaggio della costa nord-orientale dello Sri Lanka, aggiungendo che, negli ultimi anni, la pesca attraverso il blast fishing ha impoverito in maniera evidente la biodiversità marina, e anche l'economia locale.

Uno degli esplosivi più utilizzati dal blast fishing è la dinamite. Gli scoppi possono prendere di mira sia le specie che nuotano vicino alla superficie, sia quelle che abitano nelle profondità marine. Nel secondo caso, gli esplosivi vengono legati a rocce o pezzi di ferro e trascinati verso i fondali. Solo tra il 2019 e il 2023, la marina srilankese avrebbe sequestrato oltre 12.500 candelotti e oltre 3.000 detonatori.

Le sanzioni non bastano ad arginare questa pratica di pesca illegale dannosa non solo per i pesci, ma anche per le piante acquatiche e soprattutto per le barriere coralline. Il blast fishing risulta infatti ancora economicamente molto vantaggioso per i pescatori di frodo: due o tre persone soltanto riuscirebbero a ottenere la stessa quantità di pesce di 25 pescatori che impiegano metodi tradizionali (e legali). In una sola battuta di pesca si potrebbero ottenere fino a 100 tonnellate di pesce. Le bombe uccidono inoltre le uova e il novellame – i pesci più giovani -, danneggiando anche l'attività di chi pesca rispettando le regole.

Dopo le esplosioni, i pescatori raccolgono in fretta i pesci che affiorano in superfice, prima che sul posto arrivi la marina. Ma le carcasse continuano a riversarsi sulle coste per giorni: un inutile spreco e, allo stesso tempo, un enorme danno alla biodiversità.

Purtroppo lo sfruttamento di esplosivi durante la pesca è ancora una pratica comune anche in alcuni paesi dell’Africa e in Indonesia, e sono diverse le organizzazioni non governative che hanno deciso di impegnarsi per contrastare questo fenomeno che spopola e deturpa gli oceani.