La fecondazione artificiale sui coralli australiani ha ridato vita ad alcune parti di barriera ormai distrutte dallo sbiancamento

Una tecnica la cui sperimentazione è stata avviata nel 2016 e che oggi vede ottimi frutti. Si tratta della fecondazione artificiale dei coralli della Grande Barriera australiana, che grazie a questa tecnica potrebbe pian piano essere ripristinata nelle sue zone ormai compromesse.
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Sara Del Dot 3 Gennaio 2021

Quando si parla dell’intervento dell’uomo sulla natura, è raro si tratti di azioni benefiche per l’ambiente. Dove l’essere umano mette mano, diciamocelo, quasi sempre porta solo guai. Ed è senza dubbio così anche nel caso della Grande Barriera Corallina. Anche se quella che sto per raccontarti, è una storia di danno, ma soprattutto di riparazione.

Come ben saprai, infatti, da anni la Barriera Corallina, 2300 km di preziosissima biodiversità acquatica al largo della costa est dell’Australia, è in grave pericolo a causa, tra le altre cose, del fenomeno di sbiancamento, provocato dall’aumento della temperatura del mare che allontana le zooxantelle, alghe che riforniscono il corallo del suo nutrimento rifugiandosi al suo interno in un rapporto definito “simbiotico”. Senza di esse, il corallo viene privato della propria primaria fonte di nutrimento e impallidisce fino a morire.

Questo fenomeno sta interessando parti sempre più ampie della Grande Barriera Corallina, decimandone la vita e trasformandola in un pallido cimitero. Per questo alcuni anni fa, per la precisione nel 2016, si è ritenuto fondamentale intervenire per provare a sistemare questo danno a una prima occhiata irreparabile. E i risultati di questo intervento sembrano funzionare.

Sto parlando della fecondazione artificiale dei coralli, ovvero la raccolta di sperma e ovuli di coralli durante il periodo della riproduzione e la coltivazione delle larve in speciali recinzioni, per poi rilasciarle e distribuirle in parti della barriera ormai compromesse.

L’esperimento, iniziato ormai 4 anni fa, è stato condotto dal Marine Ecology Research Centre della Southern Cross University del Queensland e oggi ha potuto dare vita alla prima popolazione di coralli nata dalla tecnica di fecondazione in vitro e che pare anche piuttosto resistente, avendo superato egregiamente un processo di sbiancamento che ha interessato la zona.

Insomma se a causa dell’uomo si è rischiato di perdere la Barriera Corallina, sempre per mano dell’uomo sembra che questa preziosissima risorsa naturale sopravvivrà. Ciò non toglie l’assoluta necessità di prevenire questo genere di fenomeni, salvaguardando il più possibile ciò che resta della bellezza del Pianeta.