La Francia sta pensando a una tassa di 5 euro sull’ultra fast fashion per difendere ambiente e lavoro

L’ultra fast fashion è rappresentato dai siti internet cinesi che vendono abbigliamento a prezzi molto bassi, non rispettando i criteri di produzione etici e ambientali occidentali. Il mercato si sta espandendo causando danni ambientali ed economici e la Francia sta adottando politiche severe per ridurre l’impatto di queste aziende.
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Valentina Rorato 16 Marzo 2024

L‘ultra fast fashion non solo rovina il mercato, ma anche l’ambiente. E pare che in Francia sia proprio scoppiata la moda degli acquisti low cost, soprattutto sul famoso portare Shein, che offre 900 volte più prodotti di un marchio francese tradizionale e lancia più di 7.200 nuovi modelli di abbigliamento al giorno, con un prezzo medio di 7 euro, per un totale di 470.000 prodotti diversi disponibili. Il fast fashion sta crescendo così tanto Oltralpe da minacciare il futuro di molti produttori di moda tradizionali e nazionali.

Nel tentativo di combattere e fermare questo trend distruttivo, un giovane parlamentare del partito conservatore Les Républicains ha proposto di assegnare 5 euro di tassa extra su ogni acquisto di fast-fashion il nome dell'ambiente e dell'industria tessile francese. Ma le critiche al disegno di legge sono state feroci, soprattutto sui social media, dove alcuni hanno additato il progetto di legge come ingiusto, affermando che servirà solo a punire i poveri.

Il governo ha quindi deciso di regolamentare il settore, tenendo conto degli elementi del disegno di legge della deputata del gruppo Orizzonti, Anne-Cécile Violland, esaminato in commissione all'Assemblea nazionale e in emiciclo. Sostenuto dalla maggioranza, il testo dovrebbe passare senza difficoltà.

Concretamente, il ministro della Transizione ecologica Christophe Béchu vuole vietare la pubblicità delle aziende di “ultra fast fashion", categoria i cui criteri di appartenenza saranno definiti nei decreti attuativi associati alla legge. "Ciò ci permetterà di rimanere altamente reattivi nei confronti di questi marchi che hanno pratiche commerciali molto agili ", spiega Anne-Cécile Violland. Ovviamente, questo provvedimento si rivolge a siti online che mettono in vendita migliaia di referenze ogni settimana, con una soglia di rinnovo molto alta; e non catene come H&M, Zara, Decathlon, ecc. "Questo divieto riguarderà anche gli influencer: non sarà più possibile incentivare l'acquisto di capi di abbigliamento di un marchio di moda ultra fast fashion".

Il testo di Anne-Cécile Violland prevede una sanzione fino a 10 euro, ma il governo non ha precisato gli importi di questo sistema. L’obiettivo è chiaro: ridurre il divario di prezzo tra i prodotti fast fashion e gli altri. La legge AGEC in vigore prevede già un sistema di eco-contributo, che non può superare fino al 20% del prezzo del prodotto. “È questa soglia che vogliamo alzare, spiega il deputato Orizzonti, con una penalità fino al 50% del prezzo del prodotto, per arrivare fino a 10 euro del prezzo totale del prodotto nel 2030”.