La global minimum tax per le multinazionali è stata approvata dal governo Meloni: tutti i dubbi da chiarire

Si tratta di un’imposta sul reddito delle multinazionali che per il 2024 garantirà le coperture finanziarie del governo all’interno della manovra di bilancio, ma in futuro potrà servire per finanziare la transizione ecologica.
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Mattia Giangaspero 18 Ottobre 2023

La tassa sulle multinazionali sembra essere divenuta realtà. Utilizziamo ancora il condizionale perchè l'ufficialità si potrà dare solamente a partire dal 1 gennaio del 2024, ma la strada sembra portare in quella direzione. Infatti il governo italiano ha recepito con legge la direttiva europea di qualche anno fa (2022/2523) che indicava a ogni Stato membro di inserire una "global minimum tax'‘ per le multinazionali. E questa tassa è stata presentata nella conferenza avuta dal governo Meloni sulla Nadef (la nota di aggiornamento alla legge di bilancio).

A cosa servirà la tassa sulle multinazionali?

Sembra che il suo scopo iniziale per il prossimo anno sarà proprio quello di finanziare la manovra economica, visto che per 2/3 di essa si utilizzerà il deficit, mentre la restante parte, i profitti ottenuti proprio dalle grazie industrie.

In cosa consiste la global minimum tax?

In pratica ogni multinazionale dovrà pagare il 15% effettivo del reddito. La Global tax riguarderà le imprese con fatturato superiore ai 750 milioni di euro l’anno e che pagano oggi un’imposta inferiore all'aliquota adesso stabilita. Nel territorio Ue esistono infatti quattro Stati con aliquote inferiori a quella percentuale: Ungheria (9%), Bulgaria (10%), Cipro (12,5%) e Irlanda (12,5%). Proprio a Dublino, se ti ricordi, hanno registrato la propria sede europea diverse grandi aziende tecnologiche tra cui spicca Meta (che controlla Facebook, Instagram, Messenger e Whatsapp).

A cosa potrebbe servire in futuro la Global tax?

Oltre alla tassa sulle multinazionali confermata dal governo, recentemente si sta parlando anche della "tax the rich" ovvero della tassa sui grandi patrimoni che potrebbero in futuro (speriamo immediato) finanziare la transizione ecologica e sociale. Si tratta ancora di un'iniziativa che martedì 17 ottobre ha iniziato a tramutarsi in raccolta firme. E a parlarne per primo è stato Thomas Piketty –, attivista, politico e milionario che chiede di essere tassato, ed è promossa nel nostro Paese da Oxfam, Sbilanciamoci, Nens, Rosa rossa e Tax justice Italia.

Per questo motivo le due proposte potrebbero andare di pari passo e magari incrociarsi un giorno, cosicchè anche la transizione ecologica può ritagliarsi uno spazio concreto nelle manovre economiche di un Paese.