La guerra in Ucraina potrebbe favorire lo smaltimento illegale dei RAEE, i rifiuti elettronici

Lo denuncia Erion, un sistema che riunisce diversi consorzi impegnati nella gestione dei rifiuti elettronici. Il sospetto è che l’aumento dei prezzi delle materie prime, tra cui anche quelle utilizzate per costruire le componenti di computer, elettrodomestici e smartphone, faccia crescere anche i cosiddetti flussi paralleli. Che in alcuni casi diventano proprio illegali.
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Giulia Dallagiovanna 17 Giugno 2022

La guerra in Ucraina sta favorendo anche il traffico e lo smaltimento illegale di RAEE. Lo denuncia Erion, un sistema che riunisce diversi consorzi per la gestione dei rifiuti associati ai prodotti elettronici, nel presentare il suo Bilancio Sostenibilità 2021. Tra le materie prime che hanno visto il loro prezzo salire a causa del conflitto, infatti, rientrano anche le terre rare e altri materiali con cui si costruiscono le componenti di computer, elettrodomestici, smartphone e così via. Questa situazione favorisce il fenomeno dei cosiddetti flussi paralleli, canali di smaltimento non adeguatamente controllati o del tutto fuori legge. Le principali conseguenze sono due, entrambe negative: si contribuisce ad allontanare l'Italia dal target di raccolta fissato dall'Unione Europea e si perde traccia di materie prime che potevano essere rimesse in circolo per superare la carenza e la dipendenza da altri Paesi. In ultimo, aumenta l'inquinamento da rifiuti elettronici.

In sostanza, quando i prezzi delle materie prime si abbassano, si tende a veicolare i RAEE verso i consorzi e i corretti sistemi di raccolta. Quando invece si alzano, si tenta di guadagnarci qualcosa. Come? Spesso si tratta di canali a cui nemmeno prestiamo attenzione o che, da consumatori, riteniamo corretti. Ad esempio, affidare gli elettrodomestici alla ditta o alla persona che ritira tutti i vecchi mobili di una stanza, magari a causa ristrutturazione. A quel punto, è possibile che l'incaricato estragga le componenti che può rivendere e smaltisca il resto in modo non corretto. Oppure pensiamo ai furti di materiale che avvengono nelle isole ecologiche. O, semplicemente, a una gestione affrettata da parte di soggetti autorizzati al trattamento di questi rifiuti, che però non sono consorzi.

Infine vi è l'export illegale di dispositivi spacciati per ancora funzionanti, in modo da aggirare i divieti all'esportazione di rifiuti. La meta ultima di questi carichi di solito è l'Africa, oppure l'Asia. La più grande discarica di rifiuti elettronici al mondo si trova ad Agbogbloshie, in Ghana. Qui, come in altre realtà simili, lavorano almeno 70mila persone, spesso molto giovani o addirittura bambini, in quotidiano contatto con le sostanze tossiche emanate dai RAEE che si degradano o che vengono bruciati.

Si calcola che manchino all'appello dalle 240mila alle 400mila tonnellate di RAEE

Ma di quante tonnellate di rifiuti parliamo esattamente? Non esiste un numero preciso, ma possiamo farci un'idea delle quantità in base a delle stime. Erion riporta che nel 2021 in Italia abbiamo raccolto circa 400mila tonnellate di RAEE, 240mila in meno rispetto agli obiettivi di raccolta differenziata fissati dall'Unione europea. Non solo. Sempre Erion qualche anno fa ha svolto un'indagine. "Indagine che mostra come ciascun italiano butta via ogni anno 14 chilogrammi di RAEE a testa. Fatte le dovute moltiplicazioni, probabilmente dalle case degli italiani escono attorno a 800-900 mila tonnellate", ha spiegato Giorgio Arienti, direttore generale di Erion WEEE. Mancano quindi all'appello dalle 240mila alle 400mila tonnellate di RAEE. All'anno.

La soluzione sono maggiori controlli, un aumento dei centri di raccolta dei RAEE e maggiori informazioni su come devono essere smaltiti. Ad esempio, lo sapevi che il tuo spazzolino elettronico è a tutti gli effetti un RAEE e quindi non può finire nell'indifferenziato una volta che non funziona più?