
L’Unione Europea è il secondo maggior importatore di deforestazione tropicale al mondo, seconda solo alla Cina. Ma che significa?
Significa che importa e consuma una quantità enorme di prodotti che sono responsabili della deforestazione delle zone tropicali e di grosse quantità di emissioni di co2. Per l'esattezza: oltre 203.000 ettari di terreni naturali trasformati e più di 116 milioni di tonnellate di CO₂ emesse.
L'Unione Europea è responsabile del 16% della deforestazione dovuta al commercio internazionale, più del doppio degli Stati Uniti (7%) e più del triplo rispetto al Giappone (5%). Devi sapere, infatti, che solo noi cittadini italiani, ogni anno, causiamo con i nostri consumi la distruzione di 36mila ettari di foreste. In base ai dati del 2017, l’Italia si è collocata al secondo posto nella classifica degli otto paesi europei responsabili dell’80% della deforestazione inclusa nei prodotti, di provenienza tropicale, lavorati e consumati nell’UE.
Ma dal Parlamento Europeo è arrivata una svolta storica. l’UE non consentirà più l’ingresso nel mercato europeo di prodotti legati alla distruzione delle foreste, come soia, olio di palma, carne bovina, caffè prodotti legnosi, stampati e gomma. Questo è quello che prevede una nuova legge europea – la prima al mondo ad affrontare questo tema su scala globale – sulla deforestazione , dopo due anni di richieste da parte di oltre 200 ong riunite dal WWF nella campagna #Together4Forest.
I prodotti saranno controllati sin dall’inizio della loro catena di produzione e di approvvigionamento e questo garantirà un consumo più etico negli stati membri dell’Unione Europea.
Nonostante sia un enorme passo avanti, dalla legge sono stati esclusi degli aspetti importanti a detta del WWF e degli altri soggetti sostenitori di Together4forest, tra cui l’inclusione di altri ecosistemi a rischio come le savane, le praterie, e le zone umide delle stesse regioni, che vengono distrutti per far spazio a campi e pascoli a causa della crescita della domanda di prodotti. Ma l’unione Europea si è detta disponibile a condurre una valutazione per capire se sia possibile introdurre nella legge altri ecosistemi naturali e riesaminare questa opzione a un anno dall’attuazione della legge.
La legge è pronta, ora non resta che l’ultimo incontro tra i negoziatori per levigare alcuni dettagli e finalizzare il testo.