
Ha preferito fare l’intervista in collegamento da Berlino perché, per ragioni ambientali, non voleva prendere l’aereo. Ieri sera Carola Rackete, ospite della trasmissione Piazzapulita condotta da Corrado Formigli, ha detto la sua, portando al centro della discussione la crisi climatica. Nel corso dell’intervista è stata ripercorsa l’intera vicenda che quest’estate ha portato la capitana sulle prime pagine di tutti i giornali, dalla forzatura del blocco e l’entrata in acque italiane nonostante il decreto sicurezza fino allo sbarco dei 52 migranti che da 14 giorni si trovavano a bordo dell’imbarcazione al largo di Lampedusa, con il conseguente arresto (e poi liberazione) di Carola.
La capitana della Sea-Watch 3 si è (inaspettatamente?) presentata in prima serata indossando la t-shirt di Extinction Rebellion, il gruppo ambientalista che basa i propri interventi su azioni di disobbedienza civile non violenta. Carola, che come ha affermato all’inizio del collegamento è un’ecologista e ha alle spalle un master in conservazione della natura, ha più volte portato al centro della discussione il tema della catastrofe ambientale in corso, ricollegandola alle migrazioni e ponendola come inevitabile causa e conseguenza.
“Il nostro ecosistema sta per estinguersi”, ha dichiarato. “Se non riusciremo a ridurre le emissioni del carbon fossile alla fine del secolo avremo sul Pianeta temperature che supereranno di 3-4 gradi quelle attuali. Ciò significa che milioni di persone moriranno e penso che nessuno di noi dovrebbe preoccuparsi della politica perché l’umanità si trova davanti a una crisi esistenziale.”
Carola ha quindi sottolineato l’importanza per i Paesi di assumersi le proprie responsabilità in merito alle disuguaglianze che spingono le persone a fuggire dalla propria casa. Cosa che in pochi riescono davvero a fare. Pochi che abbiamo il dovere di accettare e integrare nella nostra società.
“Se causi condizioni socio-economiche che producono dei fattori che spingono queste persone a lasciare il proprio Paese, dobbiamo assumerci delle responsabilità se poi desiderano venire da noi.”
E proprio come l’organizzazione il cui logo porta addosso, anche Carola è convinta che l’unico modo per cambiare le cose sia muoversi, agire. Proprio come ha fatto lei con la Sea-Watch 3.
“Bisogna far pressione sui governi e soprattutto sul settore finanziario e dei combustibili fossili. Dobbiamo unirci e attivarci in gruppo per fare pressione a livello politico, scendere in strada, manifestare come stanno facendo i giovani. È importante usare la nostra voce, far sentire la nostra voce per ottenere qualcosa. (…) Dobbiamo scendere in piazza e portare forme di protesta convincenti, come la disobbedienza di massa.”