Extinction Rebellion: chi sono e cosa chiedono i nuovi attivisti ambientali

Sono nati da qualche mese e stanno già facendo parlare di sé. Ottenendo anche qualche risultato. Gli attivisti del movimento Extinction Rebellion sono già migliaia e si stanno organizzando per mettere in atto la loro protesta rigorosamente non violenta. E il 24 maggio, saranno in piazza al fianco dei ragazzi di Fridays for Future.
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Sara Del Dot 10 Maggio 2019

In Italia non se ne è ancora parlato molto, ma in Inghilterra, dove sono nati, si stanno già facendo notare. Perché, sulla scia delle loro rivendicazioni, la Camera dei Comuni della Gran Bretagna ha proclamato, a inizio maggio, lo stato di emergenza climatica. Sono gli attivisti di Extinction Rebellion, il volto radicale non violento dell’attivismo ambientale.

Ma come, dirai, non ci sono già i ragazzi del Fridays for Future? Certo, e un gruppo non esclude l’altro. Anzi, si può dire che i due movimenti rappresentino due facce della stessa medaglia. I giovani che desiderano venga concesso loro un futuro su questo Pianeta, e tutto il resto della popolazione, stanco dell’indifferenza delle istituzioni nei confronti di un problema ormai sotto gli occhi di tutti. Un movimento, insomma, che raggiunge tutti. Dai giovani agli anziani. Tutti coloro che desiderano attivarsi per difendere il Pianeta attraverso azioni reali. La stessa Greta Thunberg ha partecipato il 22 aprile alla loro protesta, ufficializzando il suo appoggio da un palco di Marble Arch, a Londra, nel corso di una giornata di manifestazione. Perché le loro azioni non fanno che accendere ulteriori riflettori su ciò per cui la giovane attivista si batte da mesi. E il 24 maggio scenderanno in piazza. Tutti assieme. Ma cos’è esattamente Extinction Rebellion e chi ne fa parte? Cosa rivendica e come agisce?

Disobbedienza civile ambientale

Tradotto in italiano come “ribellione all’estinzione”, è possibile ricondurre la nascita ufficiale del movimento al 31 ottobre 2018, poco dopo la diffusione del famoso rapporto sul clima diffuso dall’IPCC, quando circa 1500 manifestanti si sono riuniti a Parliament Square, nella capitale inglese, per proclamare una Declaration of Ribellion, dichiarazione di ribellione, contro il governo britannico, colpevole di indifferenza e inettitudine nei confronti di un problema ormai troppo concreto per essere ignorato. Nasceva così un movimento di disobbedienza civile ancora sconosciuto, ma destinato a crescere vertiginosamente grazie soprattutto a proteste rigorosamente pacifiche ma molto vistose, difficili da ignorare.

La natura di Extinction Rebellion (XR), il cui simbolo è, appunto una X, affonda le radici della protesta non violenta di Mahatma Gandhi, per questo non li vedrai mai picchiare qualcuno, dare fuoco alle auto o prendere a sassate le forze dell’ordine. Non per questo, però, non possono farsi notare in modo evidente.

I disordini di Londra

Il periodo di ascesa del movimento all’interno dell’opinione pubblica e su giornali, siti e reti televisive è iniziato il 15 aprile 2019. A partire da quella data, infatti, Londra è stata letteralmente messa a soqquadro da migliaia di manifestanti che hanno sollevato la questione climatica utilizzando metodi decisamente poco ortodossi tuttavia estremamente efficaci, come incollarsi letteralmente ai vagoni dei mezzi pubblici o alle porte di uffici, bloccare fisicamente il viavai nell’ora di punta, impedire il passaggio del traffico. Una settimana di fuoco, che si è conclusa con oltre mille attivisti arrestati senza opporre resistenza e una dichiarazione da parte dell’intera Gran Bretagna dello stato di emergenza climatica.

Nel corso della settimana di proteste, poi, ha suscitato curiosità l’apparizione di un murales di Banksy proprio a Marble Arch, nel bel mezzo di uno dei luoghi in cui si erano accampati i manifestanti, posizione che ha insinuato l’idea che Banksy possa essere parte attiva del gruppo ambientalista.

Richieste concrete

Alcuni potrebbero pensare che questi “ribelli” altro non siano che un gruppo di persone sospinte da una forte ideologia ma con poche proposte e soluzioni in testa. Eppure, sull’appello pubblicato sul loro sito, questi attivisti non sembrano richiedere genericamente di "darsi una mossa". Anzi. Si legge:

Poiché gli eventi climatici estremi già colpiscono la produzione agricola, chiediamo ai governi di agire immediatamente per evitare ogni rischio di fame con investimenti immediati nelle produzioni alimentari agroecologiche resistenti agli eventi climatici estremi. Inoltre, chiediamo con urgenza un vertice per salvare l’Artico dallo scioglimento dei ghiacci e per rallentare i danni climatici ai nostri raccolti.

E a seguire:

Chiediamo a tutti i cittadini responsabili di mobilitarsi contro l’attuale apatia, ad esempio sostenendo i diritti dei popoli indigeni, la decolonizzazione e la lotta per la giustizia riparatrice, unendosi al movimento internazionale che si sta ribellando contro l’estinzione.