La lezione degli incendi in Sardegna: ripartiamo da una gestione sostenibile del territorio e dalla lotta alla crisi climatica

La prevenzione degli incendi boschivi non è solo una questione di educazione ambientale. La parola chiave è adattamento: per fronteggiare l’emergenza climatica bisogna investire su un modello di sviluppo basato su una gestione virtuosa del territorio. “Questo chiama in causa in primo luogo le istituzioni”, ricorda Annalisa Colombu, presidente di Legambiente Sardegna.
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Federico Turrisi 28 Luglio 2021

Negli scorsi giorni le immagini di vaste aree dell'Oristanese, in Sardegna, divorate dalle fiamme ci hanno colpito tutti. E mentre i soccorritori sono impegnati a spegnere ancora gli ultimi focoali attivi, è già iniziata la conta dei danni: oltre 20 mila ettari di vegetazione andati in fumo, migliaia di animali morti, intere strutture distrutte. Per fortuna non si sono registrate vittime. Sono molte le domande che ci mette di fronte un disastro del genere: era evitabile? E qual è il legame con il cambiamento climatico? Ne abbiamo parlato con Annalisa Colombu, presidente di Legambiente Sardegna.

Quali sono le cause dei devastanti roghi di queste ultime ore?

Una prima causa è stata individuata in un'automobile che ha preso fuoco a bordo strada in seguito ad un incidente. O almeno, questo è emerso finora. Nei giorni scorsi abbiamo avuto un forte vento di scirocco, con temperature molto elevate. Non è la prima volta che succede. Ma sta capitando sempre più di frequente perché, non solo in Sardegna ma in tutta l'area mediterranea, cominciano a farsi sentire gli effetti dei cambiamenti climatici. Bisogna preparare i nostri territori ad affrontare condizioni sempre più difficili in questo senso.

In un'ottica di prevenzione, la pianificazione territoriale assume un ruolo di importanza cruciale, giusto?

Negli ultimi anni, se non decenni, la gestione del territorio è stata carente. Questa invece deve essere considerata una priorità. Va eliminata, per esempio, tutta quella massa di vegetazione secca, che costituisce un combustibile perfetto per la propagazione degli incendi. Le campagne e i boschi vanno curati; e a questo ci devono pensare anche e soprattutto le istituzioni, in primis a livello regionale. Ma mi consenta di aggiungere un'altra cosa.

Prego.

Occorre guardare anche alla formazione, a partire dalle scuole, e alla sensibilizzazione dei cittadini. Sapere come bisogna comportarsi per evitare che si verifichino incidenti da cui si può originare un rogo, oppure sapere come intervenire nelle prime fasi di un incendio è importante per ridurre la portata di questi eventi.

A livello di gestione del territorio, qual è il modello economico che deve seguire la Sardegna?

Il modello è quello dello sviluppo sostenibile. Le aree colpite dagli incendi hanno improntato la loro economia soprattutto sullo sfruttamento delle risorse locali, e quindi sull’allevamento e l’agricoltura, ma anche sul turismo sostenibile, che si basa sulla valorizzazione del patrimonio naturalistico e culturale del territorio. Oggi tutta questa economia è devastata e deve essere aiutata a riprendersi. Tra l'altro, il Pnrr (il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ndr) prevede investimenti importanti non solo sulla transizione ecologica ma anche sulla digitalizzazione. Questo può essere un altro pilastro dell'economia sarda.

Abbiamo tirato in ballo la crisi climatica: a questo proposito il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani ha fatto intendere che quello di una Sardegna 100% rinnovabile prima del 2050 è un obiettivo raggiungibile.

Una piccola quota di metano sarà necessaria nel breve periodo, ma la Sardegna ha tutte le carte in regola per compiere la transizione energetica e diventare un'isola completamente "green". Spostando i consumi verso l'elettrico, favorendo la nascita di comunità energetiche, puntando sullo sviluppo dell'eolico (sia a terra sia offshore) ma anche su quello dell'agrivoltaico. Ovviamente il tutto deve avvenire nel rispetto del paesaggio e all'insegna della condivisione con le comunità locali.