La plastica è anche nel pesce che mangi: trovata nello stomaco di 116 specie marine del Mediterraneo

Sardine, triglie, orate, merluzzi, acciughe, tonni, scampi, gamberi, ma anche cetacei, molluschi e tartarughe. I ricercatori dell’Ispra hanno analizzato gli effetti dei rifiuti plastici sulla fauna marina del Mediterraneo e hanno riscontrato che quasi 50 mila esemplari di 116 specie diverse hanno ingerito plastica. La specie più colpita è la tartaruga Caretta Caretta.
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Federico Turrisi 22 Dicembre 2019

Per il cenone di Natale o per quello di Capodanno che ne diresti di un po' di pesce farcito con la plastica? Ti è passato l'appetito, vero? Il problema dell'inquinamento marino causato dagli scarti plastici ha ormai assunto proporzioni preoccupanti, soprattutto nel mar Mediterraneo, che rappresenta un ecosistema molto sensibile caratterizzato da un'elevata biodiversità. Il punto è che noi esseri umani siamo al vertice della catena alimentare e tutta quella plastica che riversiamo in mare rischiamo poi di ritrovarla a tavola.

I ricercatori dell'Ispra (l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) hanno condotto uno studio che fa parte del libro "Plastics in the Aquatic Environment – Current Status and Challenges" pubblicato dalla Springer Nature, in cui viene aggiornata la letteratura scientifica sull'impatto dei rifiuti sulla vita marina nel Mediterraneo. Dall'analisi di 128 documenti che riportavano gli effetti del marine litter su 329 organismi del mar Mediterraneo, è emerso che quasi 50 mila esemplari di almeno 116 specie hanno ingerito plastica.

Almeno 44 specie marine rimangono intrappolate nella plastica, soprattutto reti da pesca

Il 59% sono pesci ossei, e tra questi ci sono pesci che hanno un certo interesse commerciale. Sono cioè quelli che possiamo trovare in pescheria: sardine, triglie, orate, merluzzi, acciughe, tonni. Il restante 41% è costituito da altri animali marini come mammiferi, crostacei, molluschi, tartarughe e uccelli. Almeno 44 specie marine rimangono intrappolate nella plastica, soprattutto reti da pesca, e muoiono per soffocamento o per denutrizione, come nel caso dei cetacei. L'ingestione rimane comunque il principale effetto sulla fauna marina della presenza della plastica in mare. La specie più colpita da questo fenomeno è la tartaruga marina Caretta Caretta. Quest'ultima è in buona compagnia, dal momento che tra le specie più a rischio troviamo anche il corallo rosso, il tonno rosso, lo spinarolo e il capodoglio (tutte specie già inserite nella Lista Rossa dell’Iucn, l'International Union for Conservation of Nature).

L'indagine dell'Ispra mette in evidenza anche altri aspetti del problema che sono considerati (a torto) marginali perché non sono sotto gli occhi di tutti. Forse non sai che buste e bottigliette di plastica possono diventare vettori di trasporto per diverse specie. Gli esperti hanno rintracciato 168 categorie di organismi marini trasportati da rifiuti galleggianti, principalmente di plastica, anche in ambienti in cui non erano registrati segni della loro presenza; tra questi organismi ci sono anche batteri che possono causare malattie nei pesci che mangiano la plastica. Insomma, i danni che provoca questo materiale, quando viene disperso nell'ambiente, sono notevoli. Con il nostro comportamento sconsiderato stiamo mandando in rovina un patrimonio inestimabile, come quello custodito nei nostri mari.