La plastica riciclata potrebbe diventare cibo: come e quando

Un gruppo di ricercatori americani ha dimostrato che la combinazione di particolari sostanze chimiche con batteri mangia plastica potrebbe degradare questo materiale e trasformarlo in sostanza organica commestibile.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Kevin Ben Alì Zinati 22 Ottobre 2024

Dici plastica e hai citato uno dei maggiori avversari contro cui, quotidianamente, ci scontriamo.

A causa dei milioni di tonnellate che finiscono nei fiumi, negli oceani e in angolo del Pianeta e del corpo di ogni organismo vivente (esseri umani compresi), la plastica ancora oggi è uno dei principali agenti inquinanti che minacciano nostri sforzi per costruire un mondo più pulito e sostenibile.

Da decenni abbiamo a disposizione tecnologie sempre più efficaci per il riciclo e il riutilizzo di questi materiali ma, purtroppo, solo una piccola percentuale della plastica prodotta viene effettivamente riciclata.

Questo porta inevitabilmente a pensare a nuove strategie per mitigarne l’impatto e in questa corsa contro il tempo non c’è spazio per la rigidità e la ristrettezza di pensiero: vale tutto, anche lasciarsi ispirare dalla fantasia.

In questo senso, scienziati e ricercatori stanno esplorando vari metodi innovativi per ridurre l'impatto ambientale della plastica e uno di questi prevede di trasformare la plastica in cibo.

Per quanto bizzarra, l’idea non è poi così irrealizzabile: uno studio di un gruppo di ricercatori della Michigan Technological University ne avrebbe provato la fattibilità. E il segreto sarebbe nella combinazione di particolari sostanze chimiche e microorganismi come batteri capaci di degradare la plastica e trasformarla in materiale organico commestibile.

Come si trasforma la plastica in cibo

Nella mentre dei ricercatori, il processo di trasformazione della plastica in cibo inizierebbe la con la triturazione dei rifiuti plastici che verrebbero poi inseriti all’interno di un sofisticato reattore insieme a dell’idrossido di ammonio, dunque dell’ammoniaca in soluzione acquosa.

La miscela a quel punto verrebbe portata ad altissime temperature. Come sai, la plastica in sé è l’insieme di più sostanze che quando vengono esposte a grandi quantità di calore si comportano tutte in maniera diversa.

Il polietilene tereftalato (il famoso PET usato per le bottiglie) per esempio si disgrega facilmente ma altre plastiche hanno bisogno di lavorazioni diverse, con temperature ancora più alte e in assenza di ossigeno.

L’attenzione dei ricercatori si p rivolta principalmente sul PET perché hanno notato che, una volta disgregato e dato dato in pasto a colonie di batteri che si nutrono della plastica trattata, era davvero in grado di dare vita a qualcosa di estremamente interessante.

Dopo che i batteri avevano mangiato e trasformato la plastica, il materiale risultante è stata infatti fatto essiccare fino a farlo diventare una polvere contenente. Al suo interno, questa sostanza era ricca di proteine, carboidrati e grassi.

I limiti della sperimentazione

L'uso di batteri e microrganismi come fonte di nutrienti ispira da tempo ricerche e studi perché, se confermato, richiederebbe meno risorse rispetto all'agricoltura tradizionale e potrebbe ridurre l'impatto ambientale della produzione alimentare.

Tieni a mente infatti che circa un terzo delle emissioni di gas serra responsabili del mutamento del clima proviene proprio dal settore alimentare.

E la polvere ottenuta dai ricercatori del MTU sembra avvicinare questa possibilità perché quando è stata testata su un gruppo di nematodi, un topo di verme, la polvere non ha dato alcun effetto negativo, aprendo così alla possibilità di test sui ratti.

È chiaro però che prima di poter vedere sulle nostre tavole cibo proveniente dalla plastica serviranno tempo e ulteriori prove che garantiscano efficace e sicurezza di un potenziale utilizzo umano. Tra le varie eventuali sfide ci sarebbe poi anche la difficoltà di vincere la sfiducia.

La sfida, insomma, potrebbe anche essere quella di cercare di convincere sempre più persone cheil cibo ottenuto dalla trasformazione dei rifiuti plastici da parte di particolari batteri è sano e non comporta alcun effetto dannoso per la nostra salute.