La prima area marina protetta al mondo per i capodogli: perchè ci salverà dalla crisi climatica?

Le acque di un’isola caraibica diventeranno per la prima volta una riserva naturale per i capodogli in via d’estinzione. Si tratta di un’area di 800 chilometri quadrati.
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Mattia Giangaspero 15 Novembre 2023

A breve nascerà una delle prime aree marine protette al mondo solamente per i capodogli in via di estinzione. Si tratta di 800 chilometri quadrati di acque che accerchiano l'isola caraibica di Dominica e queste, a breve, verranno dichiarate riserva naturale. Un'azione portata avanti dal Presidente del Consiglio della Dominica, Roosevelt Skerrit che servirà non solo per salvare la vita di questi animali, ma ci aiuterà anche nella lotta alla crisi climatica.

"Vogliamo garantire che questi animali maestosi e altamente intelligenti siano al sicuro e che continuino a mantenere sane le nostre acque e il nostro clima. Secondo gli scienziati, la riserva non solo proteggerà gli animali, ma aiuterà anche a combattere il cambiamento climatico."

Attualmente le acque che verranno riconosciute come protette non sono acque inesplorate dai capodogli, anzi, esse vengono già navigate e utilizzate da parte delle balenottere per la loro l'allattamento e l'alimentazione.

Ora cerchiamo di dare la risposta alla domanda che più interessa tutti noi. Come fanno i capodogli ad aiutarci nella lotta al climate change? In sostanza i grandi cetacei, come le balenottere e i capodogli, potrebbero azionare una reazione a catena positiva in questo senso. Infatti secondo una recente ricerca condotta dall’Università dell’Alaska Meridionale, una balena mangia un’enorme quantità di cibo e, necessariamente, emette una quantità corrispondente di feci. In questo modo ogni cetaceo mette in circolo grandi volumi di materia organica contribuendo ad azionare il ciclo del carbonio tra oceani, fondali e atmosfera.

Si tratta di un’azione fondamentale, le balene fertilizzano le acque e i fondali con i loro escrementi ricchi di ferro, azoto e potassio facilitando la crescita del plancton e di conseguenza del krill (i minuscoli gamberetti che si nutrono di plancton e che rappresentano il piatto preferito di molti grandi cetacei coi fanoni). Il plancton, attraverso la fotosintesi, assorbe l’anidride carbonica atmosferica e quella disciolta in acqua e diventa un immenso serbatoio di carbonio. Inoltre, le balene sono molto longeve e compiono lunghe migrazioni, quindi, letteralmente portano nutrienti per i leggendari sette mari.

Per questo motivo allora diventa fondamentale salvaguarda una specie che invece, al giorno d'oggi è in via d'estinzione e non solamente nelle acque dell'isola caraibica, ma in tutto il mondo, anche nel nostro Mar Mediterraneo. 

Secondo un report presentato dai ricercatori del Dipartimento di Biomedicina Comparata e Alimentazione dell’Università degli Studi di Padova nei nostri litorali si spiaggiano in media 150-160 cetacei l’anno. E poi alcuni dei capodogli muoiono a causa dell'eccessiva plastica presente nei mari, la quale poi viene ingerita.
Uno studio pubblicato nel 2017 da WWF Mediterranean Marine Initiative, riporta che ogni anno nel Mediterraneo muoiono fino a 40 balenottere comuni a causa delle collisioni.

Fonte | ApWwfAlaska University