La rivalsa dell’asino romagnolo: la razza autoctona della Romagna non è più a rischio di estinzione

Considerato solo più “vulnerabile”, ma non più a rischio di estinzione, l’asino romagnolo si è rivalso da un passato difficile, in cui è stato razziato o dimenticato a se stesso. Oggi se ne contano almeno 1200 esemplari.
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Gaia Cortese 4 Luglio 2022

L’asino romagnolo non è più a rischio di estinzione. Dato per spacciato negli anni Settanta, oggi, l'animale simbolo dell'economia agricola del secolo scorso si è anche diffuso in altre regioni come la Lombardia, il Veneto e le Marche.

Il passato di questa razza autoctona della Romagna non è stato tuttavia semplice. A inizio Novecento di questa razza se ne contavano almeno cinquemila esemplari, un secolo più tardi meno di ottanta. Il periodo più critico vissuto da questa specie si colloca alla fine del secondo conflitto mondiale quando, con la crisi  alimentare delle armate tedesche, nel momento in cui iniziano a scarseggiare i rifornimenti dalle retrovie, l’asino romagnolo comincia a essere razziato nelle stalle dei contadini.

Con il boom economico italiano degli anni Sessanta, anche l’agricoltura entra in un complesso processo di modernizzazione, i trasporti su strada iniziano ad essere solo motorizzati e il destino dell'asino romagnolo sembra già scritto. Lasciato all’oblio e all’abbandono, verso la metà degli anni Settanta, l'asino viene dichiarato estinto dallo stesso Stato italiano.

Tuttavia, qualche asino continua a condurre la sua misera esistenza in qualche casolare contadino, in attesa che da un momento all'altro qualche evento possa cambiarne la sorte. Qualcosa si muove tra il 2000 e il 2001, quando viene fatto il primo censimento di questa specie e, grazie all’impegno di alcuni allevatori, il declino dell'asino romagnolo ha un'inversione di rotta.

In quell’epoca di questa razza autoctona della Romagna si contavano solo 15 maschi e 61 femmine, oggi se ne contano oltre un migliaio. E finalmente la Fao ha decretato che l'asino romagnolo non è più una razza a rischio di estinzione, ma è da considerare “solo” vulnerabile.

Cosi ha commentato la recente buona notizia Alberto Minardi, presidente dell’associazione allevatori asini di razza romagnola su il Corriere di Bologna: “È importante per la difesa della biodiversità, il nostro asino è diverso da quello del resto d’Italia. È sempre stato celebrato come l’asino trottatore per eccellenza. Percorre tratti lunghi di strada, anche 30 chilometri, a 15 chilometri l’ora. Oggi fa sorridere ma un tempo era una velocità abbastanza sostenuta".

Se in passato l’asino romagnolo è stato soltanto un animale da soma, oggi se ne valorizzano diverse caratteristiche. Non solo è uno dei cinque animali individuati dal ministero della Sanità come capace di stimoli positivi nelle persone, nei disabili e negli anziani, e pertanto molto utilizzato per la pet therapy, ma è anche il suo latte ad essere alimento di interesse dal momento che, essendo molto magro e digeribile, è adatto sia ai bambini allergici sia agli anziani. Oltretutto sembra avere anche effetti benefici nella prevenzione dell’osteoporosi e delle malattie dell'apparato cardiocircolatorio.