
È la seconda risorsa più sfruttata al mondo, subito dopo l’acqua. Solo che, a differenza dell’acqua, in pochi sono davvero consapevoli che la sabbia, la stessa su cui passiamo la maggior parte delle giornate quando siamo in vacanza, dovrebbe essere tutelata e protetta come se fosse oro. Eh già, perché quasi di oro si tratta, considerato che questo materiale viene estratto da mari e fiumi a un ritmo di 15 miliardi di tonnellate all’anno.
Questo perché con la sabbia viene costruito quasi tutto. Da palazzi, strade ed edilizia in generale, fino a vetro, flaconi, detersivi, cosmetici e anche i chip che si trovano all’interno del tuo computer. “Quasi tutto ciò che stiamo costruendo contiene sabbia”, spiega Raffaella Giugni, Responsabile delle Relazioni Istituzionali dell’associazione Marevivo, che si occupa di tutela del mare e dei suoi ecosistemi.
“Purtroppo, come tutte le altre risorse del Pianeta siamo convinti che sia infinita, illimitata, ma la realtà è che non è affatto così. Questo utilizzo smodato che ha raggiunto livelli impressionanti, infatti, sta portando con sé diversi problemi ambientali e non è complicato capirne il motivo.”
Come è intuibile, infatti, la raccolta del materiale dai fondali marini o fluviali comporta un intervento molto invasivo sugli ecosistemi della zona.
“Rimuovere la sabbia implica portare via anche parte dell’ecosistema, tutti gli animali e le piante che vivono nella sabbia e interagiscono con il resto dell’ambiente, quindi se portiamo via la loro casa, il loro habitat, portiamo via o danneggiamo anche la loro vita”, prosegue Raffaella.
Un altro paradosso che accompagna lo spreco di sabbia è la rimozione della posidonia, la pianta che spesso, soprattutto a inizio stagione, ricopre completamente i litorali e quindi viene rimossa per rendere la spiaggia turisticamente fruibile.
“Per rendere le spiagge utilizzabili viene tolta la posidonia e viene buttato tutto in discarica. Con la posidonia, naturalmente, viene portata via anche molta sabbia, che è materiale che poi viene buttato con le piante e quindi sprecato. Noi di Marevivo abbiamo fatto un esperimento, provando a recuperare la posidonia dalle spiagge e portandola in uno stabilimento dove l’abbiamo separata dalla sabbia. A quel punto la sabbia recuperata è stata rimessa in spiaggia, restituita al luogo dove dovrebbe stare.”
Le conseguenze di questo costante e invasivo utilizzo sono ormai ben evidenti, è sufficiente osservare le nostre coste.
“L’uso della sabbia è un acceleratore dell’erosione costiera. Se noi togliamo la sabbia dai fiumi questa non arriverà al mare né alle coste, che perderanno il loro equilibrio e si ritireranno sempre più. Le spiagge, se lo notate, sono sempre più sottili.”
Una situazione drammatica e pericolosa, quindi, in grado di alterare gli ecosistemi naturali e aggravata ulteriormente da un sempre più fiorente mercato nero di questo nuovo oro, che non fa che contribuire alla depredazione di questo bene comune.