La scienza ha scoperto un modo per rendere i cereali più resistenti alla siccità e al caldo

Uno studio uscito su Pnas ha individuato un interruttore genetico che, se disattivato, consentirebbe alle radici di svilupparsi più in verticale catturando meglio i nutrienti e l’acqua in profondità.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Gianluca Cedolin 2 Agosto 2022

Quella che stiamo vivendo è un'estate drammatica per l'agricoltura e in particolare per la coltivazione dei cereali, messa a dura prova prima di tutto dalla siccità, dal caldo e dalla carenza idrica, riflessi diretti della crisi climatica, e aggravata dalla guerra in Ucraina, tra i principali produttori ed esportatori di cereali al mondo.

La situazione rende ancora più importanti i risultati di una ricerca pubblicata di recente sulla rivista Pnasfrutto della collaborazione di un gruppo di ricerca internazionale, alle cui guida c'erano anche degli studiosi dell'università di Bologna.

Lo studio ha individuato l'esistenza in un gene che regola l'angolo di crescita delle radici dell'orzo e del frumento. Questo gene, chiamato EGT1, potrà essere utilizzato in futuro per ottenere nuove varietà di piante più a catturare i nutrienti del suolo e l'acqua necessari per crescere in un mondo sempre più caldo e arido.

Oltre a questo, la scoperta potrebbe generare lo sviluppo di nuovi metodi per catturare più in profondità il carbonio presente nell'atmosfera.

Grazie alle immagini catturate con la microtomografia a raggi X, i ricercatori hanno scoperto che le piante in cui è disattivato il gene ETG1 sviluppano delle radici con un angolo di crescita più ripido. Le radici cioè si comportano come fossero ancor più sensibili alla gravità, non sviluppandosi verso l'esterno ma crescendo dritte all'ingiù.

«Dall’angolazione con cui crescono le radici dipende l’efficienza con cui le piante riescono a catturare l’acqua e i nutrienti presenti nel terreno – ha spiegato Silvio Salvi, professore dell'Unibo tra i curatori dello studio -: radici che si sviluppano in superficie sono adatte ad esempio a catturare i fosfati, che si accumulano nei primi strati del suolo, mentre radici più profonde riescono a catturare meglio acqua e nitrati, che si trovano nelle aree più basse del suolo. Inoltre, le radici che crescono più in verticale permettono di trasferire più in profondità il carbonio che le piante catturano dall’atmosfera».