La scienza ha sviluppato un nuovo tipo di plastica capace di autodistruggersi in contatto con il compost

Un gruppo di ricercatori americani ha sviluppato un particolare tipo di plastica inserendo al suoi interno delle spore batteriche di un ceppo di Bacillus subtilis capaci di scomporre i materiali polimerici plastici in contatto con l’ambiente umido del compost di una discarica o del terreno.
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Kevin Ben Alì Zinati 14 Maggio 2024

Se proprio non riusciamo a ridurla o a limitarla del tutto, allora facciamo in modo che si autodistrugga.

Devono aver pensato qualcosa di simile i ricercatori dell’Università della California a San Diego per arrivare a sviluppare un particolare tipo di plastica composto da spore batteriche di un ceppo di Bacillus subtilis in grado di scomporre i materiali polimerici plastici.

Inserendo all’interno della sua struttura dei batteri mangiaplastica hanno creato un materiale estremamente resistente ma capace di decomporsi  a contatto con il compost delle discariche dove dovrebbe finire ogni rifiuto plastico che produciamo.

Gli scienziati americani hanno descritto origine, caratteristiche e potenziale ruolo nella lotta all’inquinamento da plastica sulla rivista Nature Communications.

Qui hanno raccontato di aver inserito spore di Bacillus subtilis e pellet in un estrusore di plastica, mescolando tutti gli ingredienti a una temperatura di 135°C trasformando il tutto in sottili strisce di plastica.

In alto puoi vedere strisce di plastica normale, sotto invece quelle "vive" a diversi stadi di decomposizione nel corso di cinque mesi di permanenza nel compost. Photo credit: UC San Diego Today.

Poi le hanno collocate all’interno di ambienti di compost sia microbicamente attivi che sterili, mantenendole per giorni a temperature costanti (intorno ai 37°C) e con un'umidità relativa compresa tra il 44 e il 55%.

Una volta completato l’esperimento, i ricercatori hanno osservato che l’acqua e gli altri nutrienti nel compost erano stati in grado di attivare la germinazione delle spore delle strisce di plastica, spingendole a degradare addirittura il 90% del materiale nel giro di 5 mesi.

I ricercatori devono ancora ancora indagare a fondo gli effetti dei residui di questo materiale una volta degradato ma sono convinti che eventuali spore batteriche persistenti siano prive di rischi dal momento che Bacillus subtilis è un ceppo utilizzato nei probiotici ed è generalmente considerato sicuro per uomo e animali.

Se i risultati venissero confermati e questo nuovo tipo di plastica diventasse di uso comune – e commerciale – potremmo contribuire sensibilmente alla lotta all’inquinamento, favorendo un processo di biodegradazione che, in media, costa decine di anni e parecchi, gravissimi danni ambientali.

Fonte | "Biocomposite thermoplastic polyurethanes containing evolved bacterial spores as living fillers to facilitate polymer disintegration" pubblicata il 30 aprile 2024 sulla rivista Nature Communications