Plastica, un’emergenza dimenticata

Oggi, nella giornata mondiale dedicata all’Ambiente, vogliamo parlarti di un’emergenza dimenticata ma ancora esistente: la plastica che finisce negli ecosistemi naturali e impatta sulla nostra salute.
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Beatrice Barra 5 Giugno 2023

La vediamo continuamente. Negli scaffali dei supermercati, tra le pareti della nostra casa, in ufficio. Addirittura la possiamo trovare addosso a noi: nei vestiti che indossiamo, nelle maschere per il viso che usiamo. É così diffusa che, addirittura, la ingeriamo senza volerlo. Sto parlando della plastica, un'emergenza di cui ci siamo un po' dimenticati.

Dove si trovano le isole di plastica

Oggi, nel mondo, le isole di plastica sono otto. Quella che ci interessa da vicino: tra la Corsica e l'Isola d'Elba, nel mar Tirreno. Una nel Mar dei Sargassi, scoperta grazie a una spedizione di Greepeace. Una nel mare di Barents, vicino al circolo polare artico nel nord della Norvegia, che è la più piccola. Una nell'Oceano indiano, grande oltre 2 km e che secondo alcune ipotesi esiste dal 1988.La seconda più grande per estensione nell'Atlantico del Nord. Un'altra nell'Atlantico del sud, tra l'america del sud e l'africa meridionale.

Pacific Trash Vortex, Credit: Caroline Power Photograpy

Ancora: nel Pacifico del Sud, al largo del lago del Cile e del Perù e grande 8 volte l'italia. E infine la più famosa: La Great Pacific Garbage Patch – conosciuta anche come Pacific Trash Vortex – tra la California e l'arcipelago hawaiano: ha più di 60 anni ed è grande dai 700 mila fino ai 10 milioni di chilometri quadrati, in pratica quanto gli Stati Uniti.

Come si formano le isole di plastica

Le isole di plastica sono enormi ammassi di rifiuti, discariche galleggianti composte per il 90% di plastica che vengono trasportate e ammassate dalle correnti oceaniche. Sono il frutto delle 8 milioni di tonnellate di rifiuti che si trovano nei nostri mari e che risalgono le coste concentrandosi in un punto.

Credit: Caroline Power Photography

Ti potrei elencare tutti i rischi che questo comporta per l'ecosistema marino, ma ne abbiamo parlato così tante volte che te lo risparmio, anche perché sicuramente avrai visto almeno un video di tartarughe con cannucce nel naso, pesci avvolti in sacchetti di plastica o cose simili, eppure non sono molto serviti a cambiare il nostro approccio generale al problema.

Ci siamo dimenticati della plastica

La plastica che si trova negli oceani o dispersa nell'ambiente non impatta solo sugli ecosistemi che inquina, ma anche sulla nostra salute. Allora perché ancora oggi ne produciamo, usiamo, buttiamo via così tanta?

Questa domanda assume ancora più valore se pensi che fino a due tre anni fa si gridava alla plastica come l'emergenza del secolo. Si pensava addirittura allo stop totale in moltissimi settori. Insomma, sembrava il male del mondo. Oggi ce ne siamo un po' dimenticati. Perché abbiamo raggiunto i risultati preventivati? Assolutamente no.

Il biennio 2020/2021 avrebbe dovuto segnare svolta nella lotta dei rifiuti di plastica in natura, ma c'è stata la pandemia con le mascherine e le boccette di disinfettante che erano imprescindibili per contenere i contagi. Ne abbiamo usate 7 miliardi ogni giorno a livello globale, 900 milioni al giorno solo nell'Unione Europea. Peraltro, essendo costituite da plastica composita e potenzialmente infette, non possono essere avviate al recupero e riciclo.  Poi c'è stata la guerra in Ucraina, che ha messo al centro la questione energia, gas, rinnovabili.

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Più in generale, negli scaffali dei supermercati se ci facciamo caso troviamo ancora tantissimi prodotti in imballaggi di plastica.

Perché la Plastic Tax Italiana non risolve il problema, ma lo aggira

Il 14 gennaio del 2022 è stata recepita anche dall'Italia la direttiva SUP che vieta la vendita di prodotti in plastica monouso (i cosiddetti  MACSI). Il problema è che la famosa Plastic Tax prorogata quattro volte e ulteriormente rinviata al primo gennaio 2024, non abbatte il problema, ma tenta di arginarlo.

Mentre la direttiva SUP, infatti, vuole abolire tutta la plastica monouso, la Plastic tax italiana escluderebbe (e quindi ne ammetterebbe l'uso) quella biodegradabile che troviamo negli scaffali dei piatti, dei bicchieri e delle posate usa e getta nei supermercati. Come analizzato nel report di GreenPeace questo non solo potrebbe costare grosse sanzioni all'Italia da parte dell'Ue, ma non risolverebbe il problema dei rifiuti dispersi in natura.

Quanta plastica consumiamo

L'Italia è il secondo paese per consumo di plastica in Europa: ogni anno ne consumiamo 2,5 milioni di tonnellate, di cui 1 milione sparisce nella raccolta indifferenziata o viene disperso nell’ambiente. Ed è uno dei tre Paesi su scala globale che maggiormente influisce nella formazione di quelle isole di plastica che abbiamo visto prima, insieme a Egitto e Turchia.

Quindi, anche se ce ne siamo dimenticati, rimane un'emergenza che va affrontata. Anche per le ricadute delle microplastiche sulla nostra salute di cui ti abbiamo parlato parecchie volte.

Cosa possiamo ancora fare

Secondo l'UNEP, ovvero il programma delle nazioni unite per l'ambiente, è ancora possibile ridurre la plastica dell'80% entro il 2040. Ha fornito anche delle soluzioni attuabili che si rifanno al concetto di economia circolare. Nel concreto il riuso della plastica consentirebbe di ridurre l'inquinamento del 30% dei prossimi 17 anni, il riciclo del 20%, l'eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili del 50% e l'uso di materiali alternativi del 17%.

Sono tutti processi fattibili, alcuni iniziati e lasciati a metà, alcuni da iniziare. In più, qualche giorno fa a Parigi si è tenuto il secondo round per la messa a punto di un accordo internazionale che dovrebbe essere vincolante per la riduzione dell'inquinamento da materie plastiche, di cui almeno una prima bozza è prevista per il 2024. Queste potrebbero essere delle tappe importanti per arrivare alla soluzione del problema plastica. Ma non dimenticare che i primi passi partono proprio all'interno delle nostre case, quando andiamo a fare la spesa, quando decidiamo che prodotti di bellezza usare, come vestirci. Quando con un occhio guardiamo alla comodità e con l'altro non smettiamo di guardare all'ambiente e alla nostra salute.