La storia del monaco buddista che salva il fiume dalla plastica (e come c’entra anche un ippopotamo)

Quella di Phra Mahapranom Dhammalangkaro è la storia di un monaco che invece di trascorrere la vita ad insegnare il buddismo, ha trasformato il proprio tempio in un centro di riciclaggio per la plastica con cui realizza poi nuovi abiti monastici.
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Kevin Ben Alì Zinati 3 Settembre 2024

Quando nel 2005 Phra Mahapranom Dhammalangkaro si trasferì a Bangkok, in Thailandia, il suo progetto era semplice: vivere da monaco, insegnare il buddismo e gestire il tempio di Chak Daeng.

Poi però diede uno sguardo alla città, ai suoi vicoli e al fiume Chao Phraya. O meglio, posò gli occhi su ciò che popolava ogni centimetro quadrato che si apriva davanti a lui: rifiuti, plastica soprattutto.

A quel tempo la città era piena di spazzatura ovunque e i rifiuti plastici venivano smaltiti fondamentalmente in due modi: bruciandoli o abbandonandoli in giro.

Molti infatti pensavano che gettandola nell’acqua del fiume il gioco era fatto. Poi però i pesci morivano e con loro le tartarughe, i dugonghi e tuti gli altri animali marini del Chak Daeng.

Altri invece li bruciavano, convinti che spazzando via la cenere il vento avrebbe portato via anche il problema. Poi però l’inquinamento atmosferico saliva, le persone morivano o sviluppavano patologie respiratorie sempre più gravi e debilitanti.

Di fronte a questo drammatico scenario, Phra Mahapranom Dhammalangkaro non sapeva davvero cosa fare. Poi scoprì che la plastica PET poteva essere riciclata e trasformata in qualcosa di nuovo.

Da allora Phra Mahapranom Dhammalangkaro dedica la sua vita alla protezione dell’ambiente e alla sensibilizzazione sui rischi dell’inquinamento dovuto alla plastica.

Ma sopratutto, da quasi 20 anni ha dato nuova veste al tempio, trasformandolo in un vero e proprio centro di riciclaggio capace, oggi, di togliere dall’ambiente oltre 10 tonnellate di rifiuti di plastica ogni mese e ridare loro nuova vita come materiali e fibre per abiti monastici.

Come nasce il centro di riciclaggio

Il centro di riciclaggio creato da Phra Maha Pranom Dhammalangkaro poggia le sue fondamenta al centro del tempio in cui, in origine, avrebbe voluto trascorrere la vita come monaco buddista.

L’impianto è il frutto della necessità di affrontare in maniera concreta l’enorme quantità di plastica che inquinava il fiume Chao Phraya e l’intera città e trae origine da un’antica pratica buddista, antica di 2.600 anni.

Già all’epoca il Buddha aveva dato prova di poter realizzare abiti per i propri monaci utilizzando materiali di scarto, allo stesso modo Dhammalangkaro prese spunto per riciclare la plastica PET e creare tessuti per creare abiti monastici.

I primi passi, Dhammalangkaro li ha mossi da solo, raccogliendo bottiglie di plastica e altri rifiuti dalle rive del fiume. Gradualmente ha poi cominciato a sensibilizzare la propria comunità, coinvolgendo sempre più persone in attività di pulizia e spingendole a raccogliere le proprie bottiglie e donarle al tempio anziché gettarle chissà dove.

La dedizione e l’urgenza di provare a mettere una pezza a una piaga devastante hanno dato ragione a Phra Maha Pranom Dhammalangkaro che, nel giro di pochissimo tempo, si è trovato circondato da così tanti volontari che si è visto “costretto” ad aprire un vero e proprio centro di riciclaggio.

Un impianto votato alla raccolta e al riciclo della plastica ma anche all’educazione della popolazione sull'importanza del riciclo e della riduzione dei rifiuti.

Il ciclo di riciclaggio funziona così. Una volta raccolte e compressate, le bottiglie vengo trasformate in grosse balledi plastica che vengono successivamente inviate a una fabbrica che le frantuma fino a farle diventare delle fibre. A quel punto un’altra fabbrica le utilizza per realizzare i tessuti da cui nascono poi i vestiti per i monaci buddisti.

La svolta innovativa con il progetto Hippo

Restava però il problema del fiume. Sì, perché per ripulire il Chao Phraya da quella miriade di plastica serviva una tecnologia decisamente più efficace e avanzata, capace di raccogliere chili e chili di rifiuti alla volta.

La soluzione arrivò quando Phra Mahapranom Dhammalangkaro entrò in contatto con l’organizzazione Seven Clean Seas. Condividendo valori e obiettivi, lavorarono senza sosta per mesi finché non diedero alla luce “Hippo”.

Si tratta di un dispositivo a forma di ippopotamo gigante, costruito interamente con bottiglie riciclate e in grado di raccogliere i rifiuti galleggianti nel fiume.

L’ippopotamo di Phra Mahapranom Dhammalangkaro non è diventato non solo un simbolo della lotta contro l'inquinamento, ma anche un dispositivo funzionale: quotidianamente Hippo raccoglie i rifiuti plastici galleggianti impedendo loro di raggiungere l’oceano.

Phra Maha Pranom Dhammalangkaro ancora oggi continua a lavorare instancabilmente per un futuro più pulito e sostenibile. Non a caso rientra tra i cosiddetti Climate Heroes: quell’elenco – mai abbastanza lungo – di donne e uomini, cittadini, scienziati, giornalisti, attivisti o imprenditori che tutti i giorni sai sacrificano per proteggere il Pianeta dalla crisi del clima.

Fonte | Climate Heroes