La svolta per il trattamento del diabete di tipo 1? Potrebbe nascondersi in un dispositivo grande quanto una monetina

I ricercatori del MIT di Boston hanno sviluppato un dispositivo minuscolo capace di trasportare cellule produttrici di insulina all’interno di un organismo, allo stesso tempo, di fornire loro la giusta quantità di ossigeno necessaria per funzionare simulando la normale attività di un pancreas vero.
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Kevin Ben Alì Zinati 28 Settembre 2023
* ultima modifica il 28/09/2023

La svolta nel trattamento del diabete di tipo 1 potrebbe risiedere in un dispositivo capace di imitare il funzionamento del pancreas e grande quanto una monetina.

Chi soffre di questa patologa oggi non ha molte alternative se non tenere costantemente monitorati i livelli di glucosio nel sangue e iniettarsi dosi di insulina almeno una volta al giorno.

Questa procedura però non è sempre efficacissima perché la stragrande maggioranza dei diabetici insulino-dipendenti spesso non arriva a livelli di zucchero nel sangue considerati sani, nemmeno le persone molto attente e rigide.

Non si riesce insomma a eguagliare ciò che può fare un pancreas vivente. Un approccio promettente per riuscirci si basa sull’impianto di cellule delle isole pancreatiche per produrre insulina quando necessario permettendo al paziente di eliminare le scomode iniezioni.

La scienza studia da tempo questa soluzione ma si è sempre dovuta scontrare con l’assenza di ossigeno a cui vanno incontro queste cellule una volta impiantate in un corpo umano, perdendo così la propria capacità di produrre insulina.

Per superare questo ostacolo, gli ingegneri del MIT di Boston hanno progettato un nuovo dispositivo impiantabile capace di trasportare centinaia di migliaia di cellule produttrici di insulina e, allo stesso tempo, di fornire loro la giusta quantità di ossigeno necessaria per funzionare.

Il dispositivo messo a punto dai ricercatori del Mit di Boston è grande quanto una monetina. Photo credit: Mit.

Il dispositivo, infatti, è dotato di una propria fabbrica integrata che genera ossigeno scindendo il vapore acqueo presente nel corpo.

Sperimentandolo su un gruppo di topi diabetici, i ricercatori americani hanno dimostrato che il dispositivo potrebbe effettivamente mantenere stabili i livelli di glucosio nel sangue per almeno un mese.

Il dispositivo sfrutta una cosiddetta “membrana di scambio protonico” che divide l’abbondante vapore acqueo nel corpo in idrogeno, che si diffonde in modo innocuo, e ossigeno, che invece entra in una camera di stoccaggio finendo per alimentare le cellule delle isole attraverso una sottile membrana permeabile al suo passaggio.

Oltre ad eliminare la necessità di monitorati e iniezioni, questo minuscolo strumento ha anche il vantaggio di non aver bisogno di alcun cavo o batteria per funzionare.

Il meccanismo interno di produzione di ossigeno richiede solamene una piccola tensione che viene generata utilizzando un fenomeno noto come “accoppiamento induttivo risonante”.

In sostanza, una bobina magnetica sintonizzata e posta in un cerotto indossabile trasmette energia a una piccolissima antenna flessibile all'interno del dispositivo, consentendo il trasferimento di energia wireless.

I ricercatori si sono concentrati principalmente sul trattamento del diabete ma questo dispositivo, una volta sviluppato e testato con successo anche sull’uomo, potrebbe aiutare a trattare anche altre malattie: tutte quelle in cui è necessaria la somministrazione ripetuta di proteine terapeutiche.

Fonte | Mit di Boston

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