L’Amazzonia è in fiamme in Brasile e Bolsonaro pensa bene di dare la colpa alle Ong

Il polmone verde del pianeta sta soffrendo più del solito. Rispetto allo scorso anno gli incendi sono aumentati dell’84% in Brasile. Quello della deforestazione in Amazzonia è un problema noto da tempo, ma le politiche del presidente brasiliano non fanno altro che accentuare la tendenza negativa.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Federico Turrisi 22 Agosto 2019

La foresta amazzonica, la più grande foresta pluviale del mondo, è in pericolo. Vittima, anche, delle politiche scellerate di un negazionista del cambiamento climatico come il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, che in quanto a tutela dell'ambiente si sta rivelando ancora peggio di Donald Trump. Le notizie che giungono dal Brasile ti faranno venire i brividi: dall'inizio dell'anno l'Istituto Nazionale di Ricerca Spaziale brasiliano ha registrato più di 72mila incendi nello stato sudamericano (di cui circa 95oo solo nell'ultima settimana). Di questi, 39.134 hanno interessato le zone coperte dalla foresta pluviale. L'incremento degli incendi rispetto allo scorso anno è dell'84% per il Brasile e del 77% per l'area amazzonica.

Le regioni più colpite in questo periodo sono quelle di AmazonasRondônia. Si tratta di uno scenario apocalittico, se pensi che il fumo degli incendi è addirittura visibile dallo spazio, come testimoniano le immagini dei satelliti della Nasa e di quelli del programma spaziale dell'Unione Europea Copernicus. Senza contare poi le emissioni di CO2 prodotte dagli incendi: nel mese di agosto nello stato di Amazonas sono stati registrati i livelli più alti degli ultimi 16 anni. Due settimane fa, inoltre, l'Inpe aveva comunicato che la deforestazione nelle regioni amazzoniche era cresciuta a luglio del 278% rispetto allo stesso periodo del 2018. Per la diffusione di questo dato, Bolsonaro ha licenziato il direttore dell'istituto, Ricardo Galvao, accusato dal presidente brasiliano di essere al servizio delle Ong straniere.

La deforestazione in Amazzonia dunque non si arresta, anzi sta subendo un'accelerazione. Ma come mai si sta consumando questa tragedia sotto gli occhi attoniti del mondo? La causa degli aumenti degli incendi è solo da ricercare nel fatto che in Brasile siamo in piena stagione secca? Ovviamente no. La colpa è degli agricoltori che approfittano delle minori piogge – e dell'indifferenza delle istituzioni brasiliane che invece dovrebbero proteggere l'area amazzonica – e usano il fuoco, in maniera legale o meno, per ottenere terre da coltivare e pascoli per il  bestiame, sottraendole alla foresta.

A luglio la deforestazione in Amazzonia è cresciuta del 278% rispetto allo stesso periodo del 2018

Bolsonaro ha invece puntato il dito contro le Ong, che a suo dire sono da considerare i responsabili degli incendi. L'accusa però non è sostenuta da alcuna prova. Anzi, bisogna ricordare che all'inizio dell'anno il governo di Bolsonaro aveva approvato una norma per controllare in maniera rigida i finanziamenti delle organizzazioni non governative, molte delle quali collaborano con le popolazioni indigene dell’Amazzonia.

Infine c'è un altro elemento che devi tenere in considerazione per comprendere questa vicenda. Come saprai, recentemente anche le foreste della Siberia sono state devastate da un'ondata eccezionale di incendi. Ciò però non è accostabile a quello che sta succedendo in Amazzonia. L'alto numero di incendi in Siberia è dovuto per lo più ad un aumento delle temperature, ben al di sopra della media. In Brasile invece, per quanto – come abbiamo accennato prima – da giugno a novembre ci sia la stagione secca, non si può dare la colpa al riscaldamento globale. L'amara verità è che la maggior parte degli incendi che stanno distruggendo ettari su ettari della foresta pluviale amazzonica è opera dell'uomo. Mentre il cambiamento climatico fa sentire i suoi effetti in maniera sempre più drammatica, stiamo distruggendo uno dei nostri migliori alleati per combatterlo.