Le 5 proposte del Wwf per una corretta gestione dei fiumi

Dal rapporto “Liberiamo i fiumi” redatto dall’organizzazione ambientalista emerge che nel nostro paese l’irresponsabile cementificazione lungo i nostri fiumi ha portato a un notevole incremento del consumo di suolo, lasciando così oltre 7,7 milioni di italiani in aree a rischio inondazioni.
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Federico Turrisi 25 Novembre 2019

A novembre in Italia fenomeni come alluvioni e inondazioni si ripresentano puntualmente. Molto spesso le vittime sono le città: Genova, Firenze, Palermo, solo per citarne alcune. Di recente uno dei centri più colpiti dal maltempo è stata Matera. Ha poi fatto il giro del mondo la notizia di Venezia messa in ginocchio dall'acqua alta che ha raggiunto un livello eccezionale, inferiore solo a quello registrato nel 1966. Non dovrebbero essere certo questi eventi meteorologici a ricordarti che uomo e natura sono un tutt'uno.

La colpa infatti non è solo del cambiamento climatico (che comunque, ricordiamolo, è sempre causato dalle attività umane). Tutto ciò avviene anche perché l'Italia è un paese estremamente fragile dal punto di vista idrogeologico e l'urbanizzazione selvaggia che non fa altro che aggravare la situazione. Parte da questa considerazione il nuovo rapporto "Liberiamo i fiumi" pubblicato da Wwf Italia. Lo studio mette in evidenza che negli ultimi 50 anni l’urbanizzazione ha consumato circa 2 mila chilometri quadrati (l'equivalente di 310 mila campi di calcio) di suolo tramite interventi di cementificazione e restringimento delle sponde fluviali.

Negli ultimi 50 anni in Italia l’urbanizzazione ha consumato circa 2 mila kmq di suolo

La mancanza di un’adeguata pianificazione urbana ha fatto sì che molti comuni italiani si sviluppassero in maniera sconsiderata, esponendo così i cittadini a una serie di rischi. La tombatura di fiumi e torrenti ha creato più disagi che benefici, come puoi vedere dall'esempio del Seveso a Milano, pronto a esondare con la pioggia intensa. I corsi d'acqua vengono sbarrati con dighe e altri ostacoli che ne interrompono la continuità, vengono privati dei loro boschi ripariali o dragati nei loro alvei. Ci sono poi intere regioni in cui il problema è ben marcato. Tra il 2012 e il 2015 – fa notare il report – solo in Liguria è stato occupato oltre il 23% del suolo entro la fascia dei 150 metri dagli alvei fluviali e in alcuni casi si è perfino costruito dentro di essi. Il Wwf calcola che oggi gli italiani residenti in aree a rischio alluvioni siano 7,7 milioni.

Ma oltre alla cementificazione ci sono altri elementi che contribuiscono al peggioramento dello stato di salute dei nostri fiumi. Il prelievo d’acqua per le irrigazioni continua ad avvenire in modo insostenibile ed eccessivo. Molti centri abitati sono ancora sprovvisti di sistemi di depurazione e fognari adeguati. Parlano i dati relativi alle qualità delle acque: attualmente solo il 43% dei fiumi italiani può essere classificato in un “buono stato ecologico, come indicato nella Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE.

Lo scenario è drammatico, emergenziale. Per questo Wwf Italia sottolinea nel rapporto l'importanza di un cambio di rotta nella gestione dei fiumi e degli ecosistemi d'acqua dolce. Cambio di rotta che può passare solo da interventi di rinaturazione e riqualificazione fluviale che non possono essere più rimandati. In particolare, il Wwf ha individuato cinque proposte per ricostruire un rapporto equilibrato con i nostri fiumi:

  • Adeguare, integrare e rendere operativo il "Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici"
  • Rilanciare la centralità delle Autorità di distretto
  • Promuovere il ruolo delle "città metropolitane" come laboratori dell’adattamento ai cambiamenti climatici su area vasta
  • Garantire le necessarie risorse economiche per la difesa del suolo, la mitigazione rischio idrogeologico e il miglioramento dello stato ecologico dei corpi idrici
  • Fermare il consumo di suolo attraverso l'azione dei Comuni

Il documento è concepito per essere sottoposto all'attenzione non solo dei comuni cittadini ma soprattutto del governo e delle amministrazioni locali, chiamati ad adottare misure tempestive ed efficaci per quanto riguarda la tutela del territorio. Speriamo solo che alle parole si passi ai fatti una volta per tutte.