Acqua alta a Venezia: la laguna in ginocchio a causa del maltempo

Negli ultimi due giorni la laguna veneziana è stata messa in ginocchio da una forte ondata di maltempo che ha portato il livello dell’acqua a 187 centimetri, la seconda cifra più alta nella storia dopo l’alluvione del 1966. Tutti i negozi sono chiusi, alcuni esercenti hanno visto le proprie attività commerciali distrutte, diverse opere d’arte rischiano danni irreparabili.
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Sara Del Dot 14 Novembre 2019

Imbarcazioni arenate, linee telefoniche interrotte, strade sommerse, piazze irriconoscibili, danni inestimabili. Era dal novembre del 1966 che non succedeva una cosa del genere ed è il secondo caso così clamoroso nella storia della città. Negli ultimi giorni l’acqua alta a Venezia ha raggiunto livelli allarmanti e messo in ginocchio l’intera laguna allagando, travolgendo e trascinando via tutto ciò che incontrava sul suo passaggio.

187 centimetri d'acqua

Tra martedì 12 e mercoledì 13 novembre, nella città veneta l’acqua ha iniziato a scorrere lungo le strade ed è riuscita a toccare i 187 centimetri, un livello che non si vedeva da decenni (nel 1966 era arrivata a 194). In questi giorni, però, si è visto eccome. Ciò che non si vedeva più, era tutto il resto.

Le forti piogge hanno letteralmente messo in ginocchio l’intera laguna, danneggiando barche e battelli attraccati, obbligando la chiusura di scuole, esercizi commerciali e di qualunque altra attività. Ogni cosa, tra cui abitazioni e luoghi culturali tra cui la cripta della Basilica di San Marco, è a rischio a causa dell’inarrestabile quantità d’acqua che ha sepolto gran parte della città rendendola attraversabile soltanto a bordo di un’imbarcazione.

Sebbene l’acqua alta a Venezia non sia un fenomeno così raro, tanto da essere diventato nel tempo un vero e proprio modo di dire, questa volta la natura ha superato se stessa scatenando pioggia, mare e vento sulla popolazione e su tutto ciò che possiede. I danni ammontano a centinaia di milioni di euro, e ci sono state anche due vittime, tra cui un uomo di 78 rimasto folgorato in casa propria sull’isola di Pellestrina.

La cultura sott'acqua

Ai danni economici, poi, si sono aggiunti quelli emotivi, personali e culturali. La Libreria Acqua Alta, negozio di volumi dal 2004 famoso in tutto il mondo proprio perché, aspettandosi l’acqua alta, tiene i libri in vasche e gondole al posto degli scaffali, è stata completamente sommersa e ha perso centinaia dei suoi libri.

Hanno fatto il giro del web anche le immagini dell’edicola di Walter Mutti, esercente che ha visto la sua intera vita lavorativa essere trascinata via dall’acqua e lasciare un enorme vuoto sulla strada.

Colpa del cambiamento climatico?

L’esposizione della zona a questo genere di cataclismi può essere attribuita al progressivo (e innegabile) innalzamento del livello del mare dovuto ai cambiamenti climatici e al parallelo fenomeno di abbassamento del suolo causato dalle continue attività di svuotamento della falda acquifera. Secondo i dati ISPRA, tra il 1872 e il 2016 il livello del mare a Venezia è cresciuto di quasi 35 cm. Sicuramente Venezia è una delle città più soggette agli effetti dei cambiamenti climatici, dal momento che il progressivo scioglimento dei ghiacciai non fa che accrescere il livello del mare e si prevede che entro la fine del secolo l’acqua potrebbe innalzarsi fino a 1,1 metri.

Simbolico potrebbe essere ciò che è accaduto proprio martedì sera nell’Aula del Consiglio regionale del Veneto, dove i rappresentanti erano riuniti in una seduta. Subito dopo la bocciatura da parte della maggioranza Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia di alcune proposte firmate PD sul contrasto ai cambiamenti climatici, l’aula di Palazzo Ferro Fini in cui si trovavano i consiglieri è stata sommersa dall’acqua. Un inconveniente evitabile, se si fosse prestato ascolto all’allerta meteo che la maggioranza politica aveva deciso di ignorare. Una situazione che ricorda un po’ gli atteggiamenti dal sapore negazionista di una certa fetta della classe politica mondiale.

La questione MOSE

Proprio perché non si tratta di un problema isolato né nuovo, da oltre quindici anni è in fase di costruzione il MOSE, lo strumento che dovrebbe proteggere Venezia proprio da episodi drammatici come quello in corso. Sigla di MOdulo Sperimentale Elettromeccanico, il MOSE è composto da 4 barriere formate da 78 paratoie mobili e tra loro indipendenti in grado di sollevarsi quasi in verticale per proteggere la laguna dall’innalzamento del livello del mare. Al momento la struttura non è ancora potuta entrare in funzione perché è completata al 93% e mancano gli ultimi 400 milioni. È ciò che ha riferito l’attuale ministra delle infrastrutture Paola De Micheli che ha nominato Elisabetta Spitz supercommissaria del MOSE. L’obiettivo è che quest’opera pubblica lunga e controversa venga completata entro il 2021.