Dagli angeli del covid a nulla più. Il rapporto tra tutte le categorie che compongono il settore della sanità e la politica non è mai sbocciato e questo è noto a tutti ormai. Anno dopo anno si parla sempre di tagli economici per il settore, di mancati rinnovi di contratti di lavoro, di non riuscire a trovare una soluzione alla carenza dei medici che avverrà in futuro, di pensioni per la categoria. E possiamo andare avanti, perchè la lista è lunga. Dopo il biennio buio della Pandemia qualcosa sembrava essere cambiato, o meglio questo era l'auspicio di tanti medici e infermieri e invece no, tutti temi che legavano nuovamente sanità e politica si sono sgretolati nel nulla.
E allora è arrivata la decisione di fermarsi. Medici e infermieri che lavorano negli ospedali e nel settore pubblico di tutt'Italia hanno cessato la loro attività per tutta la giornata del 5 dicembre 2023, rischiando di mandare in tilt il servizio medico nazionale, ma sperando che questa volta le loro richieste e condizioni di lavoro vengano ascoltate.
Si è stimato che 1,5 milioni di prestazioni mediche potrebbero essere rimandate, fra cui interventi chirurgici, visite specialistiche ed esami di vario tipo. I servizi essenziali e d’urgenza saranno comunque garantiti.
Il sindacato Anaao Assomed e Cimo-Fesmed, dei medici, e Nursing Up, degli infermieri ha indetto uno sciopero nazionale con l'intento di instaurare un dialogo costruttivo e politico con la maggioranza di governo. Sul banco ci sono almeno 5 richieste:
Come detto prima lo sciopero riguarda anche la categoria degli infermieri, i quali chiedono:
Inoltre il sindacato Nursing Up ha criticato anche una misura della legge di bilancio che prevede che gli infermieri non possano più andare in pensione con 42 anni e 10 mesi di servizio, ma debbano superare i 67 anni d’età.
Il governo, afferma all'ANSA Pierinio Di Silverio, segretario dell'Anaao Assomed, "faccia marcia indietro su questa Legge di bilancio e tuteli i professionisti della sanità". A partire da una ricollocazione delle risorse economiche stanziate: "Come primo atto, chiediamo che i soldi stanziati in manovra per retribuire il lavoro in più dei sanitari per lo smaltimento delle liste di attesa, circa 200 milioni, vengano invece finalizzati agli stipendi dei medici e dei sanitari, così come i 600 milioni destinati alla sanità privata convenzionata".
I sindacati chiedono anche maggiori sforzi per tutelare i medici dalle cause giudiziarie dovute agli errori commessi nel loro lavoro. Una sorta di depenalizzazione che però il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha definito "impensabile".
La protesta, poi, non si esaurirà con la giornata del 5 dicembre. Il 18 è infatti in programma un nuovo sciopero deciso dalle altre sigle della Intersindacale medica. Sotto attacco è la manovra, che "non tutela medici e cittadini", e lo slogan unico è ‘Salviamo il Sistema sanitario nazionale'.