
Il rispetto della biodiversità e il mantenimento dei diversi ecosistemi, la conservazione degli habitat e la protezione delle specie vegetali e animali sono gli obiettivi che l'umanità si è posta nel corso della storia nei confronti della natura. Quando attraverso la tutela e la valorizzazione delle aree naturali vengono avviate iniziative a salvaguardia della natura con l’obiettivo di migliorare la gestione del territorio e di tutte le sue risorse, vengono chiamate in causa le aree naturali protette. In Italia ne abbiamo moltissime: dal Parco Regionale del Sirente-Velino al Parco Nazionale del Pollino, dal Parco fluviale del Taro all'Oasi di Vulci nel Lazio, ma se ne contano oltre settecento.
Si tratta di territori ricchi non solo dal punto di vista della biodiversità che li contraddistingue, ma in genere anche in considerazione dei beni archeologici, storici, architettonici e artistici, che testimoniano la stretta correlazione che c’è sempre stata tra uomo e natura. La legge 394/91 ha classificato le aree naturali protette e ha istituito l'Elenco ufficiale delle aree protette, dove vengono iscritte tutte le aree che rispondono ai criteri stabiliti dal Comitato Nazionale per le aree protette. Le aree naturali protette si distinguono in specifiche categorie.
I parchi nazionali possono essere costituiti da aree terrestri, ma anche marine, fluviali o lacuali. Sono formati da uno o più ecosistemi e possono essere interessati anche da interventi da parte dell’uomo. Solitamente sono rilevanti a livello nazionale e internazionale, per il loro valore naturalistico, scientifico, culturale o educativo. Non è raro l’intervento dello Stato per garantirne la conservazione per le generazioni future. Per citare alcuni esempi, in Italia abbiamo il Parco Nazionale dell’Abruzzo, il Parco Nazionale delle Cinque Terre in Liguria e il Parco Nazionale dell’Asinara in Sardegna, entrambe aree marine protette.
I parchi naturali regionali e interregionali si caratterizzano per un sistema omogeneo di aspetti naturalistici dei luoghi, dai valori paesaggistici e delle tradizioni culturali delle popolazioni locali, e possono essere costituiti da aree terrestri, fluviali, lacuali e, in qualche caso, da tratti di mare lungo la costa. Per citarne alcuni: il Parco Regionale di Bracciano-Martignano, il Parco Regionale del Delta del Po e il Parco Regionale della Maremma.
Le riserve naturali, in genere statali o regionali, sono quelle aree che ospitano una o più specie della flora e della fauna, interessanti dal punto di vista naturalistico. Una riserva naturale quindi presenta in genere uno o più ecosistemi importanti per la diversità biologica o per la conservazione delle risorse genetiche.
Aree acquitrinose, paludi, torbiere oppure zone naturali o artificiali di acqua danno origine alle zone umide di interesse internazionale. Possono essere comprese anche quelle zone di acqua marina la cui profondità, in caso di bassa marea, non superi i 6 metri. Naturalmente la conditio sine qua non è che, per le loro caratteristiche, possono considerarsi di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar (il primo vero trattato intergovernativo firmato il 2 febbraio 1971 in Iran riguardante la conservazione e la gestione degli ecosistemi naturali).
Tutte le oasi delle associazioni ambientaliste (per esempio tutte le Oasi Naturali del WWF) o i parchi suburbani che non rientrano nelle precedenti classi, rappresentano le altre aree naturali protette. Possono essere aree di gestione pubblica o aree a gestione privata.
Sono tutte quelle aree la cui conservazione è considerata prioritaria e che viene garantita dall'uomo attraverso l'istituzione di aree protette.
Fonte: Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare