Le due facce dell’olio esausto: da prodotto inquinante a risorsa, se lo smaltisci in modo corretto

Ogni anno 200mila tonnellate di olio vegetale esausto finiscono nell’ambiente, con danni enormi per le falde acquifere, i bacini idrici e il terreno. Ma ne risentono anche le tubature di casa tua e la rete fognaria, quando getti il rifiuto nello scarico, invece che smaltirlo in modo corretto. La buona notizia, però, è che se fai bene la raccolta differenziata, può diventare una risorsa davvero utile.
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Quando hai finito di friggere, dove getti l'olio usato? Lo raccogli in un apposito contenitore e lo depositi in un'isola ecologica, oppure lo getti nel lavandino o nel WC? Secondo Legambiente, ogni anno in Italia vengono immesse sul mercato 1,4 milioni di olio vegetale, sia come prodotto singolo che come ingrediente in altre preparazioni. Lo usano i ristoranti, i fast food, le altre attività commerciali e anche tu. Tu, in particolare, ne consumi circa 25 chilogrammi. E ogni volta che viene utilizzato, una parte rimane come residuo. Non una porzione indifferente, dal momento che si tratta circa del 20%. Il problema arriva proprio qui: circa 200mila tonnellate finiscono nell'ambiente.

Non sono poi tanti dunque quelli che smaltiscono l'olio esausto, cioè quello che resta dopo l'ossidazione prodotta dalla frittura, nel modo corretto. Ma una volta gettato negli scarichi produce danni praticamente in ogni posto che attraversa. Prima di tutto danneggia le tubature e rappresenta un pericolo per i condotti fognari: ti ho infatti già parlato dell'enorme palla di grasso che si è formata nelle fogne di Londra. Pensa che rimuovere l'inquinamento da questo rifiuto gettato nel lavando o nel WC costa circa 1,10 euro per ogni chilogrammo. E ora moltiplica per 200mila tonnellate.

Ma non è finita qui. Le industrie infatti tendono a operare uno smaltimento molto più diretto, sversando l'olio esausto direttamente in mari e fiumi. Ma l'olio, lo saprai anche tu, galleggia. Per la precisione crea una pellicola trasparente e soffocante: non permette alla luce del sole e all'ossigeno di passare e mina dunque la sopravvivenza della flora e della fauna. L'intero habitat ed ecosistema marino viene messo in pericolo, con conseguenze che si ripercuoto sull'intero Pianeta.

In acqua e nel terreno, l'olio esausto forma una pellicola sottile e soffocante

Non che quello che getti nei tubi, o nei tombini, non possa raggiungere i bacini idrici. Anzi. La prima vittima in questo percorso è spesso la falda di acqua potabile che si trova nel sottosuolo. Basta un solo litro di olio esausto per rendere non più bevibili milioni di litri di oro blu. Da qui poi penetra nel terreno e, di nuovo, crea una pellicola tanto sottile quanto micidiale, che impedisce alle radici di assorbire il nutrimento dal suolo.

Un cassonetto per la raccolta dell’olio vegetale esausto a Matera, in Basilicata

Insomma, dove lo metti, inquina. E quindi è decisamente meglio non lasciarlo libero di girare come e dove vuole. Ma la buona notizia è che, se lo smaltisci correttamente, l'olio esausto può essere riutilizzato. Si possono ottenere degli oli lubrificanti per i motori delle automobili e per macchinari meccanici e biodiesel. Tutto questo a patto che non venga prima mescolato con altri olii e rimanga dunque puro. Pensa che l'Italia è la prima in Europa per la rigenerazione dell'olio usato, toccando l'88% di prodotto riusato. Un valido motivo per fare uno sforzo in più e smaltire per bene il residuo di frittura.

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Sono Laureata in Lingue e letterature straniere e ho frequentato la Scuola di giornalismo “Walter Tobagi” di Milano. Mi occupo principalmente altro…