Le onde sono sempre più alte e pericolose: la colpa è del cambiamento climatico

A partire dagli anni ’70, quando il Climate Change ha iniziato ad accelerare per davvero, l’altezza media delle onde invernali della California sarebbe aumentata del 13% (circa 0,3 metri) rispetto all’altezza media delle onde invernali registrata tra il 1931 e il 1969.
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Kevin Ben Alì Zinati 11 Agosto 2023

Negli ultimi 40 anni, le onde dell’oceano sarebbero diventate sempre più alte e pericolose. Dei veri e propri muri di acqua giganteschi destinati in breve tempo a mettere in serio pericolo di inondazioni diverse aree costiere.

E la colpa di questa trasformazione anomala e minacciosa, ancora una volta, sarebbe del cambiamento climatico.

Lo sostiene uno studio della University of California San Diego che sul Journal of Geophisical Research ha osservato come le onde invernali della California abbiano cominciato ad aumentare di dimensioni a ritmi davvero impressionanti a partire dal 1970, quello che è comunemente riconosciuto come il momento storico in cui il riscaldamento globale ha cominciato ad accelerare in maniera decisa.

A partire dagli anni ’70, insomma, l’altezza media delle onde invernali californiane sarebbe aumentata del 13% (circa 0,3 metri) rispetto all'altezza media delle onde invernali registrata tra il 1931 e il 1969.

Tempesta Otto in Scozia

Peter Bromirsk, il ricercatore autore dello studio, ha anche scoperto che rispetto ai due decenni che vanno dal 1949 al 1969, tra il 1996 e il 2016 si sono verificati quasi il doppio degli eventi di tempesta che hanno prodotto onde superiori a quattro metri di altezza lungo la costa della California.

L’analisi non è stata semplice e ha richiesto un metodo unico, sviluppato per la prima volta dallo stesso Bromirski nel 1999. Tutto si basa su fatto che quando le onde raggiungono acque costiere poco profonde, parte della loro energia viene riflessa verso il mare.

Riflettendosi indietro, questa si scontrerebbe con le onde che si avvicinano alla costa e dalla loro interazione nascerebbe un "segnale di pressione” verso il basso che, convertito in energia sismica sul fondo del mare, viaggerebbe verso l'interno sotto forma di onde sismiche rilevabili dai sismografi.

La forza di questo segnale sismico sarebbe direttamente correlata all'altezza delle onde e così Bromirski è riuscito a calcolare l’altezza delle onde.

Digitalizzando dati sismici relativi al periodo 1931-2021, Bromirski ha poi ricreato uno storico sui record di altezza delle onde degli anni precedenti e alla fine è stato in grado di scoprire che effettivamente, dopo il 1970, ci sarebbe stato un tasso costantemente più alto di eventi di grandi onde. Un fenomeno che ha viaggiato in parallelo con la costante e continua alterazione del clima.

Se il riscaldamento globale continuasse ad accelerare, insomma, non dovremmo solo fare i conti con l’innalzamento del livello dei mari e degli oceani ma anche con eventi estremi sempre più frequenti e onde sempre più grandi e pericolose, destinate ad abbattersi come valanghe sulle nostre coste e tutto ciò che lì vi abbiamo costruito.