L’emergenza locuste in Africa non è finita e gli sciami invadono anche il golfo Persico

L’Unione Europea ha donato 11 milioni di euro alla Fao, l’agenzia delle Nazioni Unite impegnata a contrastare la calamità soprattutto in Africa Orientale, mentre sciami di insetti stanno seminando distruzione anche nella penisola arabica.
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Federico Turrisi 12 Marzo 2020

Se ricordi, poche settimane fa ti abbiamo parlato della grande invasione di locuste che ha devastato e sta devastando l'Africa orientale, la peggiore degli ultimi 70 anni per il Kenya, degli ultimi 25 anni per l'Etiopia e la Somalia. Ecco, devi sapere che l'emergenza non accenna a risolversi. Anzi, le previsioni sono tutt'altro che positive. Basta dare un'occhiata all'ultimo bollettino del Locust Watch della Fao, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura.

La situazione rimane preoccupante nel Corno d'Africa, in particolare nei tre stati citati poc'anzi, ossia Kenya, Etiopia e Somalia: qui infatti le locuste stanno continuando a trovare terreno favorevole per la riproduzione e si prevede la formazione di nuovi sciami nelle prossime settimane. Per la Fao si tratta di "una minaccia senza precedenti alla sicurezza alimentare in vista dell'inizio della prossima stagione del raccolto". Vengono segnalati avvistamenti anche nel Sud Sudan, paese già estremamente provato da conflitti interni, mentre l'allarme sembra essere rientrato in Tanzania e in Uganda. Il punto rimane comunque sempre lo stesso: gli sciami di locuste rischiano di mettere in ginocchio stati già poveri, con economie e apparati statali fragili. In Africa si teme una gravissima crisi umanitaria, con 20 milioni di persone, tra cui moltissimi bambini, già esposte al rischio di insicurezza alimentare.

Milioni di locuste stanno imperversando anche nella penisola Arabica e lungo entrambe le sponde del golfo Persico. Gli stati interessati sono Yemen (altro paese stremato da una guerra che dura da anni), Arabia Saudita, Qatar, Bahrain, Oman e Iran. La brutta notizia è che gli esperti prevedono che il loro numero potrebbe incrementare fino a 500 volte entro giugno, quando sopraggiungerà la stagione secca, che dovrebbe frenare la proliferazione degli insetti. Le azioni di contrasto che vengono messe in campo consistono essenzialmente nel ricorso a insetticidi che vengono spruzzati sia da terra sia da aerei che sorvolano le aree colpite. Un altro paese alle prese con un'invasione di locuste è il Pakistan: sciami di insetti hanno sconfinato anche in Afghanistan e si teme che possano arrivare perfino alla frontiera con la Cina, nella provincia dello Xinjiang.

Per risolvere il problema delle locuste, occorrono innanzitutto dei fondi straordinari, anche perché, come abbiamo detto prima, le zone più colpite sono molto povere e le comunità locali si reggono prevalentemente sull'agricoltura e sugli allevamenti. La Fao nei giorni scorsi ha lanciato un appello internazionale per raccogliere 138 milioni di dollari – inizialmente il direttore per le emergenze della Fao, Dominique Burgeon aveva parlato di 76 milioni di dollari – e finora ne sono arrivati 52. La Fao ha anche proposto di distribuire i 138 milioni di dollari in questa maniera tra i vari stati colpiti: Eritrea (8.500.000 $), Etiopia (50.500.000 $), Gibuti (1.965.000 dollari), Kenya (22.100.000 $), Somalia (32.200.000 $), Sud Sudan (8.650.000 $), Tanzania (505.000 $), Uganda (8.580.000 $).

Anche l'Unione Europea ha voluto dare il suo contributo per contrastare l'emergenza, versando alla Fao complessivamente 11 milioni di euro: 10 milioni provengono dalla Direzione Generale della Cooperazione Internazionale e dello Sviluppo (Devco) della Commissione europea, mentre un ulteriore milione di euro è stato stanziato dalla Protezione Civile e Operazioni di Aiuto Umanitario Europee (Echo).