L’Enpa contro il referendum per abolire la caccia: “Cancella ogni tutela nei confronti della fauna selvatica”

Fa discutere la proposta di referendum, presentata dal movimento “Ora Rispetto per Tutti gli Animali”, per abrogare la legge 157/92, che regolamenta sì l’attività venatoria ma anche la tutela degli animali selvatici. Una clamorosa autorete secondo Annamaria Procacci, consigliera nazionale dell’Enpa: “Non si improvvisano i referendum. Così si svilisce il più importante strumento di democrazia diretta”.
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Federico Turrisi 22 Marzo 2021

RETTIFICA DEL 16 APRILE 2021: la richiesta di referendum depositata alla cancelleria della Corte Suprema di Cassazione e apparsa sulla Gazzetta Ufficiale – Serie Generale n.43 del 20-02-2021 prevede abrogazioni parziali del testo della legge 157/1992 e non l'abrogazione della legge stessa nella sua interezza (il testo del quesito è consultabile a questo link), come scritto nell'articolo. Ci scusiamo con i lettori per l'errore.

Un referendum per abolire la caccia? Firmo subito. Potrebbe essere questa la tua prima reazione. Ma ricordati sempre di non fermarti alla superficie e di leggere bene quali sono le richieste. La proposta di referendum promossa dal movimento "Ora Rispetto per tutti gli Animali" e apparsa in Gazzetta Ufficiale poco più di un mese fa (Serie Generale n.43 del 20 febbraio 2021) ha subito suscitato non poche polemiche: con il deposito del quesito referendario all'Ufficio centrale per il referendum presso la Corte Suprema di Cassazione, è partita la raccolta firme per chiedere l'abrogazione della legge 157/92, "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio".

Diverse organizzazioni ambientaliste e animaliste, tra cui l'Enpa (l'Ente Nazionale per la Protezione degli Animali) si sono dissociate dall'iniziativa, bollandola non solo come inutile, ma perfino controproducente. Per quale motivo? Lo abbiamo chiesto ad Annamaria Procacci, ex parlamentare dei Verdi e consigliera nazionale proprio dell'Enpa.

L'ultima cosa che ci si aspetterebbe è che gli animalisti prendano le distanze da una proposta di referendum per abolire la caccia. Che cosa non torna in questo caso?

Il referendum è uno strumento di democrazia diretta fondamentale, voluto dai padri costituenti (articolo 75 della Costituzione italiana). E lo dico con cognizione di causa, dal momento che sono stata responsabile per i Verdi della campagna referendaria contro la caccia del 1990, portata avanti in un contesto completamente diverso da quello attuale. È stata un'impresa estremamente impegnativa. Ti posso assicurare che non è per niente facile raccogliere almeno 500 mila firme certificate per chiedere il referendum abrogativo. Figuriamoci nel mezzo di una pandemia. Che si assista al deposito di quesiti referendari non validi e non meditati è qualcosa di riprovevole. Un referendum non si può improvvisare, perché altrimenti si svilisce.

Diciamo che queste osservazioni riguardano più la forma. E sul contenuto?

Quando ho visto il quesito sono rimasta allibita. Il quesito referendario che è stato depositato lo scorso febbraio era abrogativo di tutta la legge quadro, la legge 157 del 1992. Noi perdemmo il referendum del 1990 perché non riuscimmo a raggiungere il quorum, ma portammo al voto oltre 20 milioni di italiani, e più di 17 milioni e mezzo votarono contro la caccia. La società italiana chiedeva allora con forza una legge che tutelasse molto più di prima la fauna selvatica. Il Parlamento aveva il dovere, morale e politico, di farla. E così è nata la legge 157/92. L'articolo 1 recita così: "La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell'interesse della comunità nazionale ed internazionale". Nelle intenzioni di chi ha presentato la proposta di referendum lo scorso mese, questo titolo così importante è stato cancellato.

Quale sarebbe la conseguenza di ciò?

Dal punto di vista giuridico, la fauna selvatica, da patrimonio di tutti, tornerebbe "res nullius", ossia bene di nessuno. Torneremmo indietro di decenni, quando gli animali selvatici potevano essere catturati, detenuti, venduti da chiunque. Teoricamente le Regioni, che con i calendari venatori non si sono dimostrate finora molto sensibili al tema della tutela della fauna selvatica, potrebbero legiferare in autonomia e consentire ai cacciatori di sparare a qualunque animale. L'orso, il lupo, l'aquila eccetera. Chi ha proposto il referendum ha letto questa legge? Gli sforzi di due anni e mezzo di lavori tra il 1990 e il 1992 andrebbero tutti cancellati. Inoltre, la Corte Costituzionale dovrà verificare la rispondenza del quesito referendario al testo della nostra Costituzione e, considerando che la legge 157/92 è anche il recepimento di direttive europee e di convenzioni internazionali (come quella di Berna e di Parigi), è molto probabile che la proposta di referendum venga rigettata.

Come è possibile che un movimento animalista, come quello che ha avanzato la proposta di referendum, sia tanto ingenuo da commettere un errore del genere?

Bella domanda. Me la sono posta anch'io. La proposta sembra uscita dalla mente di estremisti venatori. Come Enpa abbiamo sentito il dovere di intervenire e di dire con forza che tutto questo è inaccettabile, è gravissimo. Il rischio che si corre con questo referendum è quello di ridare fiato ai paladini politici della caccia, che ahimè non mancano mai, e a un fronte venatorio in totale declino. Se nel 1980 erano 1,7 milioni i cacciatori italiani, oggi se ne contano poco più di 500 mila e l'età media è salita notevolmente.

A questo punto le chiedo, qual è la strada che bisognerebbe percorrere per contrastare una pratica come la caccia?

Ci sono due elementi strategici fondamentali su cui lavorare. Il primo è certamente quello relativo all'introduzione di sanzioni più severe su ogni forma di caccia illegale, che prevedano anche la reclusione. Il secondo riguarda il prezzo da far pagare a chi, a livello regionale, emana decreti che comportano l'uccisione di animali selvatici protetti, e a questo proposito stiamo preparando un lavoro per la Corte dei Conti. A questi aggiungerei un terzo elemento imprescindibile: il rafforzamento dei controlli sul territorio.

Aggiornamento del 16 aprile 2021: Il movimento "Ora Rispetto per tutti gli Animali" ha nel frattempo completato l'impianto referendario e, oltre alla modifica della legge 157/1992 negli articoli che consentono la caccia, ha richiesto un referendum per abrogare il primo e il secondo comma dell'articolo 842 del codice civile, che concede l'ingresso nelle proprietà private per esercitare la caccia anche senza il consenso dei legittimi proprietari. Il testo dell'annuncio della richiesta di referendum abrogativo è visibile sulla Gazzetta Ufficiale – Serie Generale n.80 del 2-4-2021. Il movimento tiene a sottolineare che alla raccolta firme verranno portati solo ed esclusivamente la modifica della legge 157/1992 e l'abrogazione dell'art. 842 del Codice Civile, primo e secondo comma".