L’inchiesta sulle “fattorie del sangue” in Islanda ha fatto crescere la pressione contro lo sfruttamento delle cavalle incinte

Un’inchiesta pubblicata lo scorso novembre aveva fatto emergere come in Islanda si estragga la gonadotropina dal siero di cavalle incinte per poi rivenderla alle aziende dell’UE, dove la pratica è vietata. L’ormone viene utilizzato negli allevamenti intensivi per rendere la riproduzione più veloce e controllata. Ora il Parlamento europeo vuole vietare anche l’importazione, per scoraggiare questo metodo violento.
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Giulia Dallagiovanna 17 Maggio 2022

In Islanda viene portata avanti una pratica della quale beneficiano diversi Paesi dell'Unione europea, ma che provoca un'elevata sofferenza per gli animali. Dalle cavalle incinte viene estratto un ormone, la gonadotropina, utilizzato per favorire la riproduzione in allevamenti intensivi di maiali, mucche e altri animali da reddito. L'attenzione verso quelle che vengono chiamate "fattorie del sangue" è cresciuta a partire dallo scorso novembre, quando un'inchiesta di TSB Tierschutzbund Zurich aveva dimostrato non solo la loro esistenza, ma anche in modi violenti con cui venivano trattati i cavalli. Nel territorio dell'Unione europea l'estrazione di gonadotropina è vietata, ma si può ancora importare e acquistare il farmaco. Per questo motivo, torna comodo avere dei produttori così vicino a casa. Ora l'UE e associazioni interne stanno facendo pressione affinché anche l'importanzione sia bandita.

Perché si estrae la gonadotropina

Si chiama proprio gonadotropina del siero di cavalla incinta (PMSG) e viene prelevato durante l'estate, attraverso una canula inserita direttamente nella giugulare. Un sistema piuttosto violento che permette di ottenere anche diversi litri di sangue. Secondo i dati forniti dall'azienda farmaceutica Isteka, e riportati dal Guardian, si arriva anche a 5 litri in una settimana. E l'operazione viene ripetuta per otto settimane consecutive.

L'ormone viene poi esportato nel resto del mondo, verso allevamenti intensivi che lo somministrano alle femmine, anche giovanissime, per accelerarne l'entrata in calore e quindi rendere più veloce e controllata la riproduzione degli animali.

Ma l'Islanda non è l'unico Paese dove questa pratica viene portata avanti. Nel 2015 un'altra inchiesta sotto copertura di Tierschutzbund Zurich assieme ad Animals Angels USA aveva rivelato l'ampia diffusione di queste fattorie in Argentina, Uruguay e Stati Uniti. Era emerso come i prelievi potessero raggiungere una quantità pari a 10 litri di sangue per singola estrazione. Ben oltre quanto prescritto dalle linee guida, secondo le quali non può superare il 15% del volume totale in un arco temporale di 4 settimane.

La violenza

Ma non è l'unico problema. Le immagini ottenute mostravano anche la violenza con cui il sangue veniva estratto e con cui le giumente venivano trattate. Prima di tutto, era necessario che fossero incinte il più a lungo possibile e quindi venivano sottoposte a gravidanze molto frequenti, mettendo in pericolo la loro salute e quella del feto. In realtà, la gestazione spesso si interrompeva, perché i prelievi causavano shock ipovolemici (che di norma sorgono in seguito a un'emorragia), anemia e forte stress. Il feto non riusciva a sopravvivere e anche la vita della madre era messa in serio pericolo.

Inoltre, alla vista degli strumenti l'animale si spaventava. Non era quindi raro che venisse colpita duramente con calci, pugni, tavole di legno e pungoli elettrici per "calmarla". Allo stesso modo, in seguito al prelievo la cavalla di norma era molto debole e tendeva a svenire. Gli operatori quindi ripetevano le violenze allo scopo di farla spostare e lasciare il posto all'animale successivo.

Una pratica nascosta

In Unione europea, la produzione di gonadotropina secondo questa pratica così violenta è vietata, mentre ne è ancora concesso l'acquisto e l'importazione. L'Islanda, che non fa parte dell'UE, la porta avanti da 40 anni e le fattorie del sangue sono almeno 119, per un totale di oltre 5mila cavalle torturate. Eppure sembra che l'esistenza di questi luoghi sia rimasta segreta fino a quando non sono state pubblicate le immagini dell'inchiesta.

Dall'inchiesta erano emerse 119 "fattorie del sangue" e oltre 5mila cavalle torturate

La Commissione europea si è detta seriamente preoccupata, mentre il Parlamento sta spingendo per vietare l'importazione di PMSG. A fine marzo Eurogroup for Animals assieme ad altre 16 organizzazioni per la protezione degli animali ha inviato una lettera di protesta alla European Free Trade Association (EFTA) Surveillance Authority, sottolineando anche come la produzione di gonadotropina da siero di cavalle incinte sia vietata all'interno dello Spazio Economico europeo. Ma anche nel Paese cresce la pressione verso la totale abolizione di questo sistema. In Parlamento, la battaglia è portata avanti dal Partito Popolare, che ha proposto una legge sostenuta da diversi gruppi, compresa l'Associazione per il turismo.

Naturalmente il problema non riguarda solo l'Islanda, ma anche tutti i Paesi che acquistano la gonadotropina proviente da cavalle incinte. E, ancora di più, il problema riguarda la produzione e il consumo di carne proveniente da allevamenti intensivi.