Un sogno che sarebbe dovuto rimanere tale, ma che alla fine come tutti i sogni si cerca di far diventare realtà. Proprio quel "cercare" ha dato la convinzione per concretizzarlo al 100%. Si tratta della storia di un ingegnere siciliano, di Palermo, Pasquale Musacchia che, dopo aver condotto un'approfondita ricerca sulle terre del Sahara, è riuscito a portare avanti una coltivazione di lattuga nel deserto. In quel deserto. L'incredibile arriva adesso. Sì perchè l'ingegnere siciliano è riuscito a coltivare delle lattughe con soli 5mila litri d'acqua, quando sarebbero serviti 300mila litri. Precisamente la coltivazione è nata a Tindouf, nel Sahara algerino, vicino al campo profughi di Auserd, area governata dalla Repubblica democratica araba. Le condizioni climatiche non sono mai state favorevoli per un'impresa del genere, anche perchè in quella località si raggiungono picchi di temperatura di 50 gradi. Inoltre sono presenti, sporadicamente (dipende anche dalla stagione) tempeste di sabbia.
Tutto questo non è accaduto dall'oggi al domani, ma si tratta di una storia che mette, letteralmente, le sue radici sul luogo, nel 2019. In quell'anno sono avvenuti i primi contatti tra Algeria e Sicilia, precisamente tra l'associazione "Luciano Lama" di cui faceva parte l'ingegnere Musacchia e un agronomo algerino. Il progetto è stato subito indirizzato nel Sahara dell'Ovest e con tecniche di coltura e cura delle piante si è riusciti a compiere una vera impresa. Le serre e gli orti che hanno germogliato fino a quest'anno sono stati regalati alla popolazione dei villaggi vicini che contano circa 200mila persone.
L'orto nel deserto è stato possibile grazie anche a un piano da 50mila euro finanziati con l'otto per mille in parte donato alla chiesa valdese, che ha permesso l'utilizzo di queste tecniche di coltura sofisticate.
Non si tratta però della prima impresa compiuta dall'ingegnere Pasquale Musacchia. Già nel 2013 aveva compiuto viaggi per attività imprenditoriali sempre in Africa, in Costa d'Avorio. Aveva costruito banchi da scuola per il governo ivoriano, realizzato pannelli fotovoltaici e lavorato per anni anche come direttore tecnico di una multinazionale specializzata nel trattamento delle acque.
Solo grazie a tutte queste "piccole" imprese è stato in grado di portare a termine il progetto della serra e dell'orto di lattughe applicando la sabbia alla tecnica idroponica (si intende una tecnica di coltivazione fuori suolo o senza suolo, dove la terra è sostituita da un substrato). In questo caso l'ingegnere insieme al team della missione è riuscito a idratare le piante con una miscela di letame di cammello, capra e pollina.