L’inevitabile impatto ambientale delle mascherine: “Prepariamoci a un incremento dell’indifferenziato”

La maggior parte delle mascherine sono realizzate con materiali sintetici difficilmente riciclabili e se vengono disperse nell’ambiente si biodegradano dopo decenni. L’unica strada percorribile è dunque quella dell’incenerimento o della discarica. E questo vale anche per quelle in stoffa, come ricorda il coordinatore scientifico di Legambiente Andrea Minutolo.
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Federico Turrisi 27 Marzo 2020

In questo difficile momento per l'Italia sono indispensabili per i medici, gli infermieri e tutti gli altri operatori impegnati in prima linea nella lotta contro il coronavirus i cosiddetti Dpi, dispositivi di protezione individuale. Tra questi ci sono tute e occhiali protettivi, guanti e ovviamente le mascherine, diventate quasi un simbolo della pandemia. Mascherine che però non vengono usate solo da coloro che si trovano negli ospedali o sulle autoambulanze, ma anche da persone comuni che vogliono proteggersi quando, per esempio, escono per andare a fare la spesa.

Il punto è che sono dei prodotti usa e getta, o comunque anche quelle lavabili e riutilizzabili hanno una vita tendenzialmente breve. Ciò significa produrre rifiuti in grande quantità. Partiamo da una considerazione: le mascherine che vengono utilizzate in ospedale rientrano nei rifiuti sanitari a rischio infettivo, il cui smaltimento è regolato da una normativa molto rigida.

Diverso il discorso dalla mascherina che utilizzano le persone non impegnate nei reparti ospedalieri. Ti avevamo già spiegato qual è il comportamento da seguire in questi casi: le mascherine, di qualunque materiale esse siano, dopo l'utilizzo vanno buttate nell'indifferenziato, come anche i guanti monouso. Il che vuol dire che prenderanno la strada o del termovalorizzatore o della discarica.

"Generalmente le mascherine sono realizzate in fibra di poliestere o polipropilene, che sono dei materiali plastici che impiegano decine e decine di anni per biodegradarsi. Oppure possono essere fatte anche in stoffa, tanto che si sente parlare di riconversione per alcune aziende del mondo del tessile", spiega Andrea Minutolo, coordinatore scientifico di Legambiente. "Anche i tessuti, che vengono per lo più trattati chimicamente, vanno però nel secco, visto che ovviamente le mascherine non rientrano nella stessa filiera di recupero degli abiti usati. Insomma, non c'è altra soluzione che gettarle tra i rifiuti indifferenziati".

Ma come andrà tutto questo a impattare sul sistema di gestione dei rifiuti? "C'è da aspettarsi una crescita significativa della quota relativa all'indifferenziato. E non solo a causa di mascherine e guanti monouso, ma anche tenendo presente che l'Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato delle linee guida che prevedono una sospensione della raccolta differenziata per tutti coloro che risultano positivi al coronavirus. Per carità, è una questione di sicurezza sanitaria, ma questo fatto sarà anche più impattante in termini quantitativi rispetto allo smaltimento di guanti e mascherine, che contribuiranno in percentuale relativamente ridotta", prosegue Minutolo.

Quello che bisogna certamente evitare è dover assistere a scene deplorevoli come quella capitata di fronte agli occhi di Gary Stokes, fondatore dell'organizzazione ambientalista no-profit Oceans Asia. L'attivista ha infatti scoperto su una spiaggia delle Isole Soko, non lontano da Hong Kong, decine di mascherine che evidentemente non erano state smaltite in maniera corretta.

La domanda è a questo punto: quante altre ce ne potrebbero essere disperse in mare, considerando anche la dimensione globale dell'emergenza coronavirus? Qua però entra in gioco anche l'inciviltà delle persone, se non addirittura interessi criminali. "È chiaro che se abbandono per terra, nel fiume o sulla spiaggia una mascherina, rischio poi di ritrovarmela in mare. Altro discorso ancora se ci fosse una sorta di traffico illecito di rifiuti di mezzo", commenta Minutolo.

Certo, si potrebbe risolvere il problema fabbricando mascherine con fibre naturali, potresti obiettare. Ma per quanto riguarda questa tipologia non siamo affatto sicuri che garantiscano una protezione adeguata, dal momento che favoriscono la proliferazione dei batteri e andrebbero lavate in maniera frequente. In conclusione, bisogna mettersi il cuore in pace e gestire la questione dello smaltimento delle mascherine in maniera responsabile.