L’inquinamento colpisce anche gli scacchisti: “annebbia” la mente, fa calare la concentrazione e li porta a commettere più errori

Un recente studio ha dimostrato come, con l’aumento del particolato PM2.5 nell’aria, diminuisca la capacità degli scacchisti esperti di ragionare con lucidità durante i tornei: con l’inquinamento, i giocatori perdono la concentrazione e commettono fino al 10.8% di errori in più.
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Martina Alfieri 6 Febbraio 2023

Gli scacchi richiedono lucidità e attenzione: e se l’inquinamento dell’aria annebbiasse la nostra capacità di pensiero? Un nuovo studio statunitense ha considerato l’impatto della presenza di particolato PM2.5 sulla capacità di ragionare, concentrarsi e scegliere la mossa migliore durante una partita a scacchi.

Ciò che risulta è che, se la qualità dell’aria diminuisce, anche agli scacchisti più esperti commettono più errori.

Gli autori dello studio “Indoor Air Quality and Strategic Decision Making” hanno monitorato le performance di 121 scacchisti presenti a tre tornei, di otto settimane ciascuno, organizzati in Germania tra il 2017 e il 2019, considerando 30mila mosse differenti.

Attraverso tre sensori collegati al web all'interno della sede del torneo, i ricercatori del MIT hanno misurato, nel tempo, le variazioni dell'anidride carbonica, delle concentrazioni di PM2.5 e della temperatura: tutti fattori che possono essere influenzati dalle condizioni esterne, anche quando ci troviamo in un ambiente chiuso.

Cosa succedeva ai giocatori? Mentre i livelli di anidride carbonica e la temperatura non sembravano influenzare la loro capacità di ragionamento, l’aumento di PM2.5 – emesso, ad esempio, nella nostra quotidianità, dalla combustione dei motori delle auto, dalle cucine domestiche oppure dagli incendi boschivi – portava a un aumento significativo degli errori, che diventavano inoltre fino al 10.8% più gravi.

"Contro avversari comparabili nello stesso turno di torneo, l'esposizione a diversi livelli di qualità dell'aria fa la differenza per la qualità dei movimenti e delle decisioni", afferma Juan Palacios, economista del Sustainable Urbanization Lab del MIT e co-autore della ricerca.

L’inquinamento, dunque, sembra agire sulla nostra salute anche in contesti in cui non lo avvertiamo. "Non è che si debba per forza vivere vicino a una centrale elettrica continua Palacios – Si può vivere a chilometri di distanza, ed essere comunque colpiti".

Siamo continuamente esposti ad agenti inquinanti, e la nostra salute ne risente più di quanto ci rendiamo conto. In Italia, solo nel 2020 sono morte prematuramente 70mila persone a causa della pessima qualità dell’aria e, secondo Legambiente, quasi un terzo delle città italiane supera sistematicamente i livelli di polveri sottili consentiti.