L’inquinamento da rifiuti spaziali arriva sempre più vicino alla Terra: trovate tracce di metalli nell’atmosfera sopra di noi

Secondo il NOAA statunitense nell’atmosfera sarebbero contenute minuscole particelle di metalli provenienti da satelliti fuori uso o da lanciatori di razzi vaporizzati durante il rientro sul nostro Pianeta. Ad oggi non si conoscono gli impatti sulla nostra salute ma il problema degli «space debris» diventa sempre più urgente.
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Kevin Ben Alì Zinati 13 Novembre 2023

Alla fine i rifiuti spaziali un impattoterrestre” forse ce l’hanno per davvero.

Fino ad oggi sembravano più che altro un problema per le attività in orbita perché ostacolano le missioni spaziali, spesso costringono la Stazione Spaziale Internazionale a manovre improvvise per evitare pericolosissime collisioni e ostacolano i lanci di satelliti dedicati alle attività della nostra vita quotidiana, da quelli per le telecomunicazioni a quelli per la navigazione.

Un team di scienziati della National Oceanic and Atmospheric Administration statunitense ha scoperto, però, che questa spazzatura spaziale potrebbe avere impatti anche per chi vive sulla Terra. Sì perché nell’atmosfera sopra di noi sarebbero contenute minuscole particelle di metalli provenienti proprio da satelliti fuori uso o da lanciatori di razzi non più funzionanti vaporizzati durante il rientro sul nostro Pianeta.

Le conseguenze e gli impatti di queste concentrazioni metalliche sopra le nostre teste ancora restano sconosciute ma è chiaro che quella degli «space debris» sta diventando un problema sempre più urgente.

Gli scienziati si sono concentrati sugli aerosol atmosferici, ovvero minuscole particelle che assorbono e riflettono i raggi del sole schermando la Terra e che, nelle giuste condizioni, agiscono da superfici per le reazioni chimiche che distruggono l’ozono.

Attraverso misurazione effettuate con uno strumento all’avanguardia (chiamato «Palms») montato sul muso di un aereo WB-57 da ricerca della NASA, hanno scoperto la presenza di alluminio e metalli esotici incorporati in circa il 10% delle particelle di acido solforico, che costituiscono la grande maggioranza delle particelle nella stratosfera.

Gli scienziati della NOAA Dan Murphy e Gregg Schill (a sinistra) e Mike Lawler (a destra) lavorano all’installazione dello strumento PALMS nel muso del NASA WB–57. Photo Credit: NOAA

Due, hanno specificato, sono gli elementi più sorprendenti trovati: il niobio e l’afnio. “Questi sono entrambi elementi rari che non sono previsti nella stratosfera. Era un mistero la provenienza di questi metalli e come finissero lì” ha spiegato Daniel Murphy, chimico e coordinatore dell’indagine.

Questo è il velivolo utilizzato per le misurazioni. Come vedi, sul muso è agganciato uno strumento di rilevazione per l’analisi degli aerosol atmosferici. Photo credit: NOAA.

Oltre a questi due elementi insoliti i ricercatori avevano registrato anche un numero significativo di particelle di rame, litio e alluminio. “La combinazione di alluminio e rame, più niobio e afnio, che sono utilizzato in leghe resistenti al calore e ad alte prestazioni, ci ha indirizzato all'industria aerospaziale, ha continuato Murphy.

È la prima volta che l’inquinamento stratosferico è stato collegato, senza dubbio, al rientro di detriti spaziali, hanno specificato gli scienziati, che in totale, hanno identificato oltre 20 elementi distinti provenienti dal rientro di veicoli spaziali e satelliti nell’atmosfera.

Siccome nei prossimi 10-30 anni le attivista spaziali e quindi il rientro (o il recupero) di frammenti sono destinati ad aumentare, si prevede che anche la quantità di queste particelle metalliche cresca. E se avesse davvero un impatto negativo sulla nostra salute?

Fonte | NOAA