Il governo Meloni nella giornata di martedì 5 dicembre 2023 ha approvato in Consiglio dei Ministri la legge sulla ricostruzione nella quale era stata inserita una norma che permetta di ricostruire città alluvionate o terremotate senza tener conto del vincolo ambientale, naturale e paesaggistico. Si tratta di un vero paradosso, sarebbe da segnalare come un grave errore da matita rossa e soprattutto sarebbe da fermare all'istante. Si parla ormai da anni e anni di ridurre il consumo di suolo, di riqualificare quartieri, città e intere aree facendole diventare come spugna, anche per evitare la dispersione idrica, che ricordiamo nel nostro Paese si attesta sopra l'80%. Si parla di riforestazioni cittadine, di più parchi e aree verdi, mentre quel che è stato approvato dal governo è una legge che, possiamo anche dire, pone una toppa ai danni della crisi climatica, ma questa toppa viene messa ricostruendo quelle aree con ancora più cemento, fregandosene del vincolo ambientale. Quindi sbagliando ancora di più di quanto si era fatto anni e decenni prima. Il rischio è che il dissesto idrogeologico in questo modo aumenti e basta. E non vogliamo considerare anche il danno economico, sia dello Stato, sia dei cittadini.
Entrando nello specifico della legge, il punto critico si trova all'articolo 8 e un comma recita:
"Dopo un'alluvione o un terremoto, entro 18 mesi dalla dichiarazione dello stato di ricostruzione nazionale, i Comuni, su richiesta del commissario straordinario scelto dal governo, dovranno approvare un nuovo piano urbanistico relativo alle zone da ricostruire e lo potranno fare in deroga ai vincoli paesaggistici."
Inoltre nella stessa legge viene indicata la scadenza dei lavori, non oltre i 10 anni, e che il commissario straordinario potrà essere anche il Presidente di Regione.
Ora lo scandalo non è che tutto questo venga fatto in varie aree del nostro Paese al 100%, in quanto resta pur sempre una scelta del commissario straordinario, eventualmente della Regione e del Ministero della Cultura. Quindi questi enti potranno sempre evitare di abolire i vincoli paesaggistici o di opporsi a una qualsiasi abolizione. Lo scandalo è che se prima era totalmente impossibile procedere a una ricostruzione agendo con questa strategia, adesso la scelta c'è, esiste, è sul banco. E con molta probabilità ci sarà chi ne usufruirà e chi lotterà per evitarlo, il tutto a discapito di una veloce e corretta ricostruzione del territorio.