
Sappiamo che c’è ancora molto lavoro da fare per avvicinarsi agli obiettivi dell’Agenda 2030. L’ultimo report pubblicato dall’Ispra, “Transizione ecologica aperta. Dove va l’ambiente italiano?” permette di riflettere sulla situazione generale, portando alla luce aspetti positivi e criticità. In particolare suscita preoccupazione l’aumento delle temperature: nel 2020 è terminato il decennio più caldo della storia, con anomalie medie annuali comprese tra +0,9 e +1,71°C. E anche la temperatura superficiale dei mari italiani negli ultimi 22 anni ha continuato a crescere.
Il report passa in rassegna gli elementi chiave che costituiscono il nostro patrimonio ambientale – acque, foreste, ecosistemi – e valuta l’impatto delle attività produttive dell’uomo. Una notizia positiva è che il nostro paese risulta coperto quasi al 40% da foreste, più di Germania e Svizzera. Inoltre, globalmente, le emissioni di gas serra risultano diminuite del 30% rispetto al 1990. L’industria manifatturiera ha emesso il 45% in meno mentre le industrie energetiche il 33%. Ma non per tutti i settori si registrano risultati soddisfacenti.
L’agricoltura e l’allevamento risultano ancora una volta i due settori con la più elevata impronta ecologica. Come si legge all’interno del rapporto, “il grande problema della produzione del cibo è la competizione con la natura selvatica per una risorsa fondamentale: il territorio. Per fare agricoltura bisogna infatti eliminare un ecosistema naturale, con le sue piante e i suoi animali, e sostituirlo con un ambiente artificiale, semplificato, che va poi difeso dai tentativi della natura di riprenderne possesso con l’aratura e l’uso di pesticidi ed erbicidi”.
Per questo motivo il WWF è tornato a chiedere che vengano presi provvedimenti per rendere l’agricoltura più sostenibile e meno legata all’utilizzo di pesticidi. “In Italia si usano 114.000 tonnellate l’anno di pesticidi, che rappresentano circa 400 sostanze diverse. Gli indicatori europei che misurano l’uso e il rischio dei pesticidi mostrano continui progressi, a partire dal 2011 la riduzione complessiva del rischio in Europa è stata del 21%, mentre in Italia si è fermata al 15%”, fanno sapere dal WWF.
“Dall’ultimo rapporto Ispra emerge un quadro che ci indica come il Paese sia già sulla strada per raggiungere obiettivi per uno sviluppo più sostenibile – sottolinea Alessandro Bratti, direttore generale dell’Ispra – Oggi assistiamo ad un’accelerazione di questo percorso. Emergono anche situazioni quale il consumo di suolo, dissesto idrogeologico, inquinamento delle matrici ambientali che devono continuare ad essere continuamente monitorate anche attraverso le nuove tecnologie per l’osservazione della terra”.