Lo sviluppo sostenibile è l’unico modo possibile di guardare al futuro: sai cosa vuol dire e come metterlo in pratica?

Il concetto di sviluppo sostenibile è nato tanti anni fa per sottolineare la necessità di puntare a una crescita economica che rispetti sia l’ambiente che il piano sociale, garantendo all’uomo condizioni di benessere e uguaglianza. Oggi abbiamo finalmente capito che lo sviluppo sostenibile è l’unica strada possibile se vogliamo preservare il pianeta per le prossime generazioni: per questo, dal 2015 i 193 Paesi membri dell’Onu hanno definito un programma chiamato Agenda 2030, che fissa degli obiettivi concreti per poter raggiungere la sostenibilità.
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Alessandro Bai 6 Marzo 2021

Da qui al 2030 ti capiterà spesso di sentire parlare di sviluppo sostenibile, ma sai qual è il significato di questa espressione? Per spiegartela in parole semplici, si tratta di un modo di svilupparsi che mira a soddisfare i bisogni dell’uomo, aumentandone il benessere e la qualità di vita in modo equo senza però che questi siano frutto della distruzione del nostro pianeta e dallo sfruttamento dei sistemi naturali da cui otteniamo le risorse per continuare a vivere.

Come potrai immaginare, lo sviluppo sostenibile è un tema ampio che coinvolge più settori: riguarda infatti l’ambito economico, che deve garantire un lavoro e quindi un reddito alla popolazione, l’ambito sociale, nel quale è necessaria una distribuzione equa delle condizioni di benessere, e ovviamente tocca l’aspetto ambientale, fondamentale per salvaguardare quelle risorse naturali a nostra disposizione che però sono a sempre più a rischio a causa di problemi come il cambiamento climatico, del quale l’uomo è primo responsabile.

La cosa più importante da capire è che la strada da percorrere è davvero molto lunga: in tutti questi campi che ti ho appena citato, infatti, ci sono enormi problemi da affrontare e risolvere. Pensa ad esempio alle condizioni di estrema povertà in cui vive gran parte della popolazione mondiale, all’assenza di posti di lavoro, alle difficoltà che moltissime persone hanno ad accedere al progresso tecnologico o al riscaldamento globale che minaccia la Terra, l'uomo e tutti gli altri esseri viventi. Proprio per questi motivi, lo sviluppo sostenibile ha bisogno di un piano ben definito: per fortuna esiste e si chiama Agenda 2030, ed è un programma sottoscritto nel 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) che prevedeva il raggiungimento di 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile entro 15 anni, che ormai sono diventati meno di 10.

Prima di andare a vedere nel dettaglio quali sono questi obiettivi, è bene ripercorrere le tappe storiche più importanti: lo sviluppo sostenibile, infatti, non è un concetto così recente, dato che se ne parla da prima del 1990. Semplicemente, con il passare del tempo sono aumentate l'urgenza di agire e la consapevolezza che il nostro modo di vivere è insostenibile e va cambiato se vogliamo lasciare un pianeta migliore alle generazioni che verranno.

Sviluppo sostenibile

Cos'è

La migliore definizione possibile di sviluppo sostenibile, ripresa anche da Treccani, è quella data nel 1987 dal rapporto Brundtland (noto anche come "Our Common Future", ovvero "Il nostro futuro in comune"), un documento stilato dalla Commissione Mondiale su Sviluppo e Ambiente istituita dall'ONU e presieduta dalla premier norvegese Gro Harlem Brundtland, secondo cui "lo sviluppo sostenibile è quello sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri".

Si trattava soltanto della prima descrizione di un concetto che negli anni ha guadagnato forza e si è in qualche modo evoluto, per sottolineare il fatto che una reale sostenibilità deve riguardare non solo l'ambiente, ma anche l'economia e il sociale. Ad esempio, il WWF definisce lo sviluppo sostenibile come un modo di "imparare a vivere nei limiti di un solo pianeta", specificando l'importanza di "riuscire a vivere, in maniera dignitosa ed equa per tutti".

Un semplice schema che riassume il concetto di sviluppo sostenibile.

La storia dello sviluppo sostenibile

Come ti anticipavo, il percorso verso l'Agenda 2030 è lungo e parte molto da lontano. D'altronde, furono già alcuni celebri economisti come Adam Smith e Thomas Robert Malthus, vissuti tra il 1700 e il 1800, a riflettere sul fatto che le risorse naturali a disposizione dell'uomo fossero limitate per una popolazione in aumento, nella quale di conseguenza si sarebbero venute a creare delle disuguaglianze. John Stuart Mill, collega di Smith e Malthus, cercò di spiegare come la crescita economica e il miglioramento della qualità di vita fossero due cose separate, smentendo quindi che quest'ultima potesse essere una conseguenza della prima. Inoltre, nel suo scritto "Principi di Economia politica" anticipò molti dei problemi che avrebbero attanagliato la società moderna, su tutti il sovrasfruttamento e la distruzione dell'ambiente.

Venendo a tempi più recenti, uno dei primi snodi fondamentali fu rappresentato dalla nascita, nel 1968, del Club di Roma, un'Ong che riuniva uomini influenti da ogni parte del mondo e che solo qualche anno dopo avrebbe pubblicato il Rapporto sui limiti dello sviluppo, individuando ciò che avrebbe reso impossibile una crescita economica senza fine, ovvero le risorse limitate del nostro pianeta e una continua emissione di sostanze inquinanti destinata a oltrepassare le capacità di assorbimento della Terra.

Nel 1972, la Conferenza ONU di Stoccolma sull'Ambiente Umano servì a sensibilizzare la comunità internazionale sulla necessità di difendere e migliorare l'ambiente, una tappa seguita dal rapporto Brundtland del 1987 e poi da una nuova Conferenza sull'Ambiente Umano, questa volta svoltasi a Rio de Janeiro nel 1992. È in quest'ultima occasione che, dopo la conferma dei principi delineati 20 anni prima, vengono definiti alcuni programmi per tutelare e risanare l'ambiente e per muoversi verso una società che punti a soddisfare i bisogni di tutti in modo equo: uno di questi viene chiamato Agenda 21, un documento che fissa i punti imprescindibile per lo sviluppo sostenibile fino al XXI secolo. Si parla in particolare di distruzione degli ecosistemi, di divario eccessivo tra le nazioni e le fasce di popolazione più povere e quelle più ricche, con tutti i problemi che ne conseguono.

Per l'Italia, tutto ciò si traduce nel Piano Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile messo a punto dal Ministero dell'Ambiente, al quale seguono una serie di iniziative, come le diverse edizioni della Conferenza Europea sulle Città Sostenibili, svolte ad Aalborg, Lisbona e Hannover dal 1994 al 2000 per monitorare i progressi fatti e aggiornare il piano d'azione per raggiungere la sostenibilità. Sempre in questo periodo, inoltre, si tengono eventi cruciali come la Conferenza di Kyoto del 1997, che getta le basi per il Protocollo di Kyoto, entrato in vigore nel 2005 e fondamentale per la riduzione delle emissioni da gas serra a livello mondiale.

Infine, a 10 anni dalla prima conferenza di Aalborg, nel 2004 si svolge sempre nella città danese la quarta conferenza dedicata alle città sostenibili, chiamata Aalborg +10, durante la quale oltre 100 comuni di ben 46 Paesi fissano i cosiddetti Aalborg Commitments, una serie di impegni che servono a concretizzare i principi di sostenibilità condivisi. A questo punto, dopo la nascita nel 2011 di una Strategia dell’Unione europea per lo sviluppo sostenibile, nel 2015 i governi dei 193 Paesi membri dell'ONU collaborano per la creazione dell'Agenda 2030, che attraverso gli obiettivi posti mette finalmente nero su bianco il fatto che l'idea di sostenibilità dipenda da tre pilastri: la dimensione ambientale, sociale ed economica.

Agenda 2030

Analizzare l'evoluzione del concetto di sviluppo sostenibile era importante perché tu capissi quali sono i presupposti che hanno portato all'Agenda 2030. Questo accordo sottoscritto il 25 settembre 2015 definisce un programma d'azione per i 193 Paesi membri dell'ONU, fissando 169 goals, ovvero traguardi, che toccano tutti i temi cruciali per il raggiungimento della sostenibilità e che si basano sulle cosiddette 5 P, ovvero 5 concetti chiave:

  • Persone
  • Prosperità
  • Pace
  • Partnership
  • Pianeta

Come puoi vedere tu stesso, l'Agenda 2030 è il risultato di un lavoro di molti anni e di continui confronti, che hanno portato la comunità mondiale a capire come la sostenibilità economica, ambientale e sociale siano tutte imprescindibili per uno sviluppo corretto, oltre ad essere inevitabilmente connesse tra loro. L'esempio più chiaro di questa visione è il fatto che per garantire a tutta la popolazione globale una condizione di salute e benessere sia necessario un pianeta sano, che non venga distrutto o sfruttato eccessivamente per ottenere le risorse di cui abbiamo bisogno.

I 17 obiettivi

Per una maggiore chiarezza e per aiutare le nazioni ad agire concretamente, i 169 traguardi di cui ti parlavo sono stati racchiusi in 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, o SDGs), che in sostanza indicano la strada da percorrere fino al 2030. Tutti questi parametri di cui ti sto parlando servono anche all'ONU per valutare periodicamente ciascun Paese rispetto ai risultati raggiunti e agli aspetti ancora da migliorare.

Riassumendo in breve, gli obiettivi contenuti nell'Agenda 2030 sono:

  1. Sconfiggere la povertà
  2. Sconfiggere la fame
  3. Salute e benessere
  4. Istruzione di qualità
  5. Parità di genere
  6. Acqua pulita e servizi igienico-sanitari
  7. Energia pulita e accessibile
  8. Lavoro dignitoso e crescita economica
  9. Imprese, innovazione e infrastrutture
  10. Ridurre le disuguaglianze
  11. Città e comunità sostenibili
  12. Consumo e produzione responsabili
  13. Lotta contro il cambiamento climatico
  14. Vita sott'acqua
  15. Vita sulla Terra
  16. Pace, giustizia e istituzioni solide
  17. Partnership per gli obiettivi

Esempi

Adesso che hai capito quali sono i principi alla base dello sviluppo sostenibile, ti starai chiedendo come si fa a mettere in pratica questo concetto. O meglio, dopo tutto quello che ti ho raccontato riguardo agli incontri tra Paesi e istituzioni potresti pensare che a pensare alla sostenibilità debbano essere soltanto i "piani alti" della nostra società, come le nazioni o le persone con cariche prestigiose. Niente di più sbagliato: è vero che i Paesi sono chiamati a dare i cittadini gli strumenti adatti per muoversi verso un futuro sostenibile, come ad esempio promuovere un'economia circolare basata in primis sul riciclo dei rifiuti, ma ci sono molti piccoli gesti quotidiani che possono giocare un ruolo più importante di quello che pensi.

Coltivare un orto è soltanto uno degli esempi con cui puoi provare a comportarti in maniera più sostenibile.

Gli esempi sono tanti e riguardano aspetti della tua vita di tutti i giorni, dalla spesa alla mobilità. Puoi decidere di ridurre l'uso dell'auto a favore della bicicletta, puoi installare dei pannelli fotovoltaici per alimentare la tua abitazione con energia solare pulita e non inquinante, oppure puoi scegliere di acquistare al supermercato cibi più sostenibili, come quelli ottenuti dall'agricoltura biologica, a km0 o provenienti dal mercato equo solidale, ed evitare allo stesso tempo di comprare prodotti con l'imballaggio di plastica. O ancora: fai attenzione a rispettare la raccolta differenziata e riduci al minimo gli sprechi di cibo, ma anche coltivare un orto, specialmente se sinergico, si collega al concetto di sostenibilità.

Ovviamente, anche imprese e istituzioni devono fare la propria (grandissima) parte per rendere possibile uno sviluppo sostenibile. In quale modo? Per esempio, promuovendo un utilizzo sempre maggiore delle fonti rinnovabili e prestando attenzione al benessere dei lavoratori, oppure con iniziative concrete volte a preservare la biodiversità di determinate zone del nostro pianeta.

Insomma, tutti noi possiamo contribuire a rendere la nostra presenza sulla Terra più sostenibile, sotto ogni aspetto: non resta che darsi da fare, e per qualsiasi dubbio ricordati che l'Agenda 2030 è lì a indicare la direzione verso cui muoverci.

Fonti | Comune Parabiago