
Un annuncio che fa piacere, che traccia una linea politica e di azione dei prossimi anni, ma che non è completamente una vittoria. Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica Gilbero Pichetto Fratin ha annunciato che l'Italia potrebbe dire addio alle centrali a carbone già a fine 2024, quindi con un anno di anticipo stando ai piani europei. Ora perchè questa notizia non possiamo indicarla come molto importante?
L'Italia rispetto ad altri Paesi non è un grande importatore di carbone, non è piena di centrali di carbone e non ha un fabbisogno energetico così legato al carbone (circa l'8%). Quindi resta senz'altro un annuncio molto importante, ma non fondamentale e rivoluzionario nelle strategie politico energetiche future del Paese e del Governo.
In aggiunto a questa frase un po' slogan è stato ovviamente spiegato come l'addio al carbone possa arrivare con un anno d'anticipo, rispetto al Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec),
"Dipende dall’andamento del prezzo del gas" ha dichiarato il ministro.
“Noi oggi siamo con il carbone Civitavecchia e Brindisi. Usiamo carbone, petrolio e gas. L’intenzione è di arrivare ad abbandonare il carbone entro il ’25 o anche prima. Spero di riuscire anche entro il ’24 se i prezzi del gas attuale tengono”.
Al momento, l'andamento in borsa del gas nel mese di giugno ad Amsterdam indica un prezzo di 32 euro per MWh, però c'è anche da dire che nei giorni scorsi sono stati registrati alcuni picchi in calo che toccano quota 23 euro.
Altro tema che stride un po' con quanto detto all'evento Green and Blue è quello legato alla proroga fino a settembre 2023 del programma di massimizzazione delle centrali a carbone in Italia, lanciato a inizio 2022 per scongiurare blackout e stop alla produzione industriale. Proroga confermata per tutti e sei gli impianti già coinvolti in precedenza: le 4 centrali a carbone di Enel di Brindisi, Torrevaldaliga Nord (Civitavecchia), Fusina e Sulcis, quella EP di Fiumesanto e quella A2A di Monfalcone.
Tornando invece al discorso generale sull'energia, il carbone resta una piccola parte che contribuisce al fabbisogno energetico italiano. Però anche se piccola in qualche modo dovrà essere sostituita. Ci sarà un aumento esponenziale dell'uso di fonti rinnovabili? Oppure il mix elettrico vedrà l'entrata in scena del nucleare?
“L’obiettivo che sarà inserito nel Pniec è di ribaltare il rapporto attuale con due terzi dal fossile e un terzo da rinnovabili. Si tratta nel 2030 di arrivare a due terzi di rinnovabili e un terzo dal fossile”, ha spiegato Pichetto.
Il titolare del MASE non ha perso l’occasione per ritornare sull’importanza di puntare di nuovo sull’energia dall’atomo, una battaglia su cui il governo si sta spendendo molto. "Gli analisti dicono che non ci arriviamo solo con rinnovabili senza nucleare”.