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Lo stop del Cda dell’Aifa alla pillola anticoncezionale gratuita è una decisione politica?

La decisione del Cda dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) di sospendere l’approvazione della gratuità della pillola anticoncezionale ha generato molte critiche. Secondo il Cda mancherebbero indicazioni importanti sull’attuazione della misura, ma c’è chi attribuisce la decisione a volontà politiche legate ai rapporti tra l’organo dell’Aifa e il governo.
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Maria Teresa Gasbarrone 25 Maggio 2023
* ultima modifica il 25/05/2023

Quando il 21 aprile 2023 il Comitato prezzi e rimborsi (Cpr) dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) aveva annunciato il via libera a rendere gratuita la pillola anticoncezionale per tutte le donne fertili, i giochi sembravano fatti. Di solito infatti l'ultimo step nell'iter decisionale dell'Aifa, quello dell'approvazione da parte del Consiglio di amministrazione, è considerato una formalità, invece, questa volta, le cose sono andate diversamente.

Il Cda dell'Aifa ha infatti deciso di sospendere l'iter di approvazione, rimandando la decisione sulla gratuità della pillola anticoncezionale: secondo il Cda sarebbero infatti necessari ulteriori approfondimenti, in quanto la risoluzione del Cpr mancherebbe di alcune indicazioni fondamentali, come i confini della platea di destinazione o i costi per il Sistema sanitario nazionale.

La decisione del Cda

"Il Consiglio di Amministrazione di AIFA – si legge nel comunicato stampa – ha preso atto che le Commissioni consultive dell’Agenzia non hanno ancora elaborato precise indicazioni sulle fasce di età a cui concedere gratuitamente la pillola anticoncezionale, sulle modalità di distribuzione e sui costi per il Sistema Sanitario Nazionale nei vari scenari di adozione della rimborsabilità".

Il Cda ha espressamente dichiarato che prima di rendere la misura effettiva è necessario specificare quali sono le fasce d'età per le quali la pillola anticoncezionale dovrebbe diventare gratuita: "Per esempio, per tutte le donne in età fertile, per le donne che versano in condizioni economicamente disagiate o per le giovani fino a 19/26 anni come avviene in alcuni Paesi europei e nelle sei regioni italiane che offrono gratuitamente la pillola anticoncezionale".

Tuttavia, quando ad aprile il Cpr aveva dato il suo ok, la platea era stata indicata: la gratuità sarebbe stata riconosciuta a tutte le donne, per una platea complessiva di circa 2,5 milioni di donne. È questo il numero di donne che assumono regolarmente la pillola in Italia.

Altro punto sollevato dal Cda: nella delibera delle commissioni dell'Aifa mancherebbe l'indicazione esatta dei costi di questa misura per il Sistema sanitario nazionale. Eppure il Comitato prezzi e rimborsi aveva parlato di un spesa pubblica di circa 140 milioni di euro l'anno.

Quando ci saranno tutte queste indicazioni, "il Consiglio – si legge ancora nel comunicato – si impegna ad attivare un tavolo di concertazione con i Ministeri vigilanti e la Conferenza delle Regioni". Quindi si prevedono ulteriori discussioni, prima dell'eventuale decisione del Cda (anche se normalmente quest'ultima è una formalità).

Una decisone politica?

L'annuncio della decisione del Cda, che era stata già ventilata nelle ultime settimane, ha generato molte critiche, non solo negli ambienti politici di opposizione, ma anche tra chi si schiera a difesa dei diritti civili.

Su Twitter Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Luca Capponi per la liberà di ricerca scientifica, ha scritto: "Nella Nazione Italia la donna deve continuare a pagare di tasca propria per prevenire un #aborto o trattare l' #endometriosi". Difatti la pillala contraccettiva è impiegata in molti casi anche come farmaco terapeutico nel trattamento delle patologie dell'apparato riproduttivo femminile.

La questione è anche politica. Il velato riferimento alla maggioranza di governo di Cappato – "Nazione Italia" – diventa un aperto attacco nei tweet degli esponenti del Partito democratico che hanno attribuito la decisione all'influenza dell'attuale esecutivo, per il quale quella a favore della natalità è difatti una delle battaglie simbolo.

D'altronde, il legame con il governo esiste: basti pensare che il Cda è costituito dal Presidente, designato dal ministro della Salute d'intesa con la Conferenza Stato-Regioni, e da quattro componenti, di cui due designati dal Ministro della Salute e due dalla Conferenza Stato-Regioni.

Inoltre, come ricostruito già altrove, la stessa presidente del Comitato prezzi e rimborso dell'Aifa, Giovanna Scroccaro, aveva spiegato come i tecnici che compongono gli attuali comitati dell'Aifa avevano insistito per approvare la misura prima della fine del loro mandato, prevista per l'estate.

Questo per anticipare la prossima riforma dell'Aifa, annunciata dal governo di Giorgia Meloni. Se questa diventerà effettiva infatti l'Agenzia italiana del farmaco dovrebbe subire profonde modifiche: più poteri decisionali nella figura del presidente, di nomina politica, e l’istituzione di una commissione unica in sostituzione della Commissione tecnico scientifica e del Comitato prezzi e rimborso.

Il rischio – hanno sottolineato le forze di opposizione e i critici della riforma – è che l'Aifa sia sempre più vincolata alle idee della maggioranza.

Fonte | Aifa

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