
Nel delicato equilibrio che contraddistingue il nostro tempo, in cui viviamo il presente cercando di tutelare un futuro minacciato, le foreste hanno un peso importante.
Da un lato, le zone boschive e forestali che popolano l’Europa rappresentano le risorse principali per la produzione di legname e quindi lo sviluppo di diversi settori.
Non pensare solo all’edilizia o al gigantesco settore della carta e degli imballaggi ma considera anche quello che riguarda i prodotti di arredamento per arrivare, ovviamente, a quello dell’energia.
Le foreste allo stesso tempo sono anche un alleato decisivo nella lotta ai cambiamenti climatici e il merito, come sicuramente sai, va soprattutto alla loro capacità di immagazzinare – e quindi rimuovere – l'anidride carbonica dall’atmosfera.
I metodi e le strategie con cui gestiamo e quindi sfruttiamo una foresta variano, in base al terreno e alla sua composizione, e altrettanto diversi sono gli effetti che essi hanno sulla vita di una foresta: sulla sua biodiversità e quindi sullo stato di salute del suo sottobosco.
Custode della stragrande maggioranza dei nutrienti necessari per la sopravvivenza dell’intera foresta, il sottobosco è un elemento cruciale negli ecosistemi forestali ma nessuno prima d’oggi l’aveva davvero messo al centro dell’attenzione.
Nessuno cioè aveva indagato che tipo di rapporto ci fosse tra le tecniche e le metodologie di gestione di una foresta, la sua ricchezza e la sua capacità di rispondere a un evento di disturbo.
Quando l’ha fatto un gruppo di 52 scienziati provenienti da 12 Paesi europei tra cui anche l'Italia (con l’Università La Sapienza di Roma), è diventato chiaro che il modo in cui sfruttiamo una foresta determina in modo consistente la salute di un sottobosco. E dunque la capacità di quell’ecosistema di rispondere a genomi di disturbo come, appunto, l’intrusione umana.
I risultati pubblicati sul Journal of Applied Ecology mostrano insomma che se davvero vogliamo restare in equilibrio, dobbiamo imparare davvero a utilizzare le foreste in maniera intelligente e virtuosa.
Nella loro analisi, i ricercatori hanno puntato l’attenzione su 2107 punti boschivi situati in 146 siti sparsi per tutta l’Europa, ognuno sfruttato con strategie differenti.
I ricercatori hanno così confrontato gli effetti di ciascuna di queste strategie su tre componenti distinte: la diversità funzionale, la ridondanza funzionale e la dominanza misurata rispetto alle foreste non impiegate per la produzione di legname.
Tieni presente che:
I ricercatori, come ti accennavo prima, hanno scoperto che una foresta non sottoposta a tecniche di gestione mantiene un sottobosco funzionale e ricco di specie con funzioni diverse e anche specie simili fra loro.
Hanno visto insomma che di fronte ad evento di disturbo, dunque, queste foreste sembrano avere più probabilità di riprendersi e ripristinare le loro funzioni ecosistemiche rispetto a quelle invece sfruttate in maniera più intensiva.
All’opposto, lo sfruttamento intensivo di una foresta è associato invece a una forte diminuzione della diversità funzionale.
Un sottobosco sia funzionalmente diversificato che ridondante come sanno offrire le foreste non gestite lo si può ottenere anche sottoponendo zone forestali a strategie di gestione e sfruttamento a bassa intensità. La conclusione a cui portano i risultati della ricerca è chiara.
Il buono stato di salute di un sottobosco è influenzato da diversi fattori, strettamente legati alle diverse modalità di sfruttamento a cui è sottoposti.
Vista l’enorme complessità delle interazioni che coinvolgono gli elementi di un ecosistema ambientale, è impossibile codificare un regime di sfruttamento forestale universale e applicabile sempre e ovunque. Al contrario, serve quindi diversificare.
Serve mettere in campo cioè opzioni bilanciate e adeguate a ogni singola foresta a cui si decide di fare affidamento.
In gioco non ci sono solo quei settori che ti ho citato all’inizio: c’è l’intera salute del sottobosco di una determinato bosco o foresta. Guardando un po’ più in là, capisci insomma che in ballo c’è anche un pezzo del nostro futuro.
Fonte | "Silvicultural regime shapes understory functional structure in European forests" pubblicata il 2 settembre 2024 sulla rivista Journal of Applied Ecology